L'Accademia delle Belle Arti di Trapani contro la "crisi" del marmo di Custonaci

Rosario Lo Cicero

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L'Accademia delle Belle Arti di Trapani contro la "crisi" del marmo di Custonaci
Firmato un protocollo d'intesa tra il Comune e l'Istituto

18 Gennaio 2016 - 00:00

Custonaci, splendida località situata su una collinetta di circa 186 metri sul livello del mare, collocata nella provincia di Trapani e limitrofa ai comuni di Valderice, San Vito Lo Capo, Buseto Palizzolo e Castellammare del Golfo, conta circa seimila abitanti ed è da sempre, sin dai tempi dell’Imperatore normanno Federico II di Svevia, nota nel mondo per la produzione e l’estrazione del marmo. Il suo “perlato di Sicilia”, di colore avorio chiaro chiazzato di calcite pura, è apprezzato nel mondo. L’economia principale della Città, è basato su questa pregiata e rinomata produzione, tanto che il Centro trapanese, è il secondo bacino marmifero d’Italia. Molti sostengono che le duecento cave presenti sul territorio e le svariate Aziende che lo producono, lavorano e commercializzano, siano in crisi e così, il Sindaco Giuseppe Bica, ha stipulato con l’Accademia di Belle Arti Kandinskji di Trapani, che da qualche tempo ha aperto una sede a Custonaci, una sorta di protocollo d’intesa che, nelle intenzioni, dovrebbe portare alla produzione, da parte degli Studenti, di particolari gioielli fatti di marmo locale, appunto. A proposito della presunta “crisi” del settore marmifero, interviene nella questione, da noi intervistato, l’imprenditore Alberto Santoro, responsabile del “Consorzio Regionale Lapidei di Pregio”, "premetto che il settore non è assolutamente in crisi, almeno dal punto di vista commerciale. La globalizzazione ha modificato il tessuto imprenditoriale trapanese e le aziende, alcune delle quali non hanno saputo o voluto adeguarsi a questo nuovo modo di "stare" sul mercato, si stanno trovando in forte difficoltà. Questo aumenta, così come è avvenuto ed avviene in altri settori, il gap fra il piccolo, che diventa sempre più piccolo e, l'azienda più strutturata. ci sono invece, diverse aziende marmifere che negli ultimi 5-7 anni hanno raddoppiato il loro fatturato. Un discorso differente va fatto per quanto riguarda la certezza delle norme in materia di estrazione". "Una regione, la nostra – continua Santoro – che sembra andare indietro, che boccia un piano delle cave redatto dalla stessa, perché viziato da un difetto ambientale a cui la Regione Siciliana non poteva rimediare in mancanza di risorse finanziarie. Un paradosso, insomma, tutto siciliano. A questo aggiungiamo che i soldi della "doppia" tassazione che gli esercenti versano alla Regione per i recuperi ambientali, vengono destinati ad altro". "Atteso – conclude l’imprenditore – che nessun recupero ambientale è stato mai fatto e ciò fa passare sempre il nostro settore, agli occhi della pubblica opinione, come invasivo e poco rispettoso dell'ambiente. Non è certamente il settore marmifero trapanese ad essere in crisi, anzi resiste alle modificazione dei mercati e si specializza sempre di più. Il modo di governare senza nessuna certezza, ci impedisce invece,  di crescere ancor di più, tarpando, nel contempo, le ali all'unico settore che in Sicilia non ha mai chiesto un centesimo di contributo ma soltanto il diritto ad operare nel rispetto delle regole".

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