La Guardia di Finanza sequestra beni per tre milioni di euro al cugino del boss Matteo Messina Denaro

Redazione

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La Guardia di Finanza sequestra beni per tre milioni di euro al cugino del boss Matteo Messina Denaro
Giovanni Filardo, era statao arrestato lo scorso dicembre nell'operazione Eden

18 Gennaio 2016 - 00:00

Nel quadro delle attività istituzionali tese all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati dalle organizzazioni criminali, la Guardia di Finanza, la Direzione Investigativa Antimafia e il Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri hanno sequestrato, ai sensi della legislazione antimafia, beni per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro. Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Trapani, in accoglimento della proposta di misura di prevenzione patrimoniale finalizzata alla confisca avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Interessato dal sequestro è l’imprenditore di Castelvetrano Giovanni Filardo, nato a Castelvetrano nel 1963, cugino del boss latitante Matteo Messina Denaro. Filardo, arrestato nel marzo del 2010 nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “Golem – fase II”, perché accusato di far parte dell’associazione a delinquere di tipo mafioso operante nella provincia di Trapani e segnatamente del “mandamento” di Castelvetrano, per conto della quale avrebbe curato, unitamente agli altri affiliati, le attività estorsive, nonché l’approvvigionamento, il reinvestimento e l’interposizione fittizia di valori di capitali di illecita provenienza, veniva accusato, altresì, di aver avuto la funzione di collettore e distributore di messaggi da e per il capo mafia latitante. Assolto dal Tribunale di Marsala ( in primo grado) per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso, il 13 dicembre 2013, Filardo, ritenuto appartenere a “cosa nostra”, veniva, però, nuovamente raggiunto da Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa dal Gip di Palermo, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nell’ambito dell’ “Operazione Eden”, in quanto ritenuto colpevole del delitto di trasferimento fraudolento di beni, al fine di agevolare l’attività dell’associazione cosa nostra, avendo intestato fittiziamente a terzi la titolarità e la disponibilità di somme di denaro ed altri beni. Con l’odierno provvedimento emesso da Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione – è stato disposto il sequestro di un complesso aziendale, di numerosi mezzi d’opera ed automezzi, di terreni, di una villa con finiture di pregio e di altri beni mobili ed immobili accumulati nel tempo dal proposto, del valore stimato di oltre3 milioni di euro. Le indagini di natura economico finanziarie condotte congiuntamente dalla Direzione Investigativa Antimafia di Trapani, dal R.O.S. dei Carabinieri, dal Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata e dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Palermo, coordinati dal Procuratore Aggiunto della D.D.A. di Palermo, Bernardo Petralia, hanno consentito di dimostrare la manifesta sproporzione tra il valore dei suddetti beni e la capacità reddituale dell’imprenditore colpito dall’odierno provvedimento, tale da non consentire la possibilità di acquisire le risorse finanziarie idonee ad avviare autonomamente nuove attività commerciali. Tali disponibilità, pertanto, sono da considerarsi frutto delle attività illecite o il reimpiego dei relativi proventi. Temendo l’aggressione del proprio patrimonio, dopo il suo primo arresto, l’imprenditore aveva tentato di trasferire fittiziamente ai propri familiari denaro ed aziende, ritenuti, con l’odierno provvedimento, frutto delle illecite attività svolte a favore del mandamento di Castelvetrano e, pertanto, sequestrate.

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