Castellammare, si scava per il metano, spuntano costruzioni antiche

Annalisa Ferrante

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Castellammare, si scava per il metano, spuntano costruzioni antiche
Dovrebbero essere antichi granai risalenti all´undicesimo secolo. Il sindaco Coppola: "Li valorizzeremo"

18 Gennaio 2016 - 00:00

Riaffiorano da sottoterra le antiche fosse granarie utilizzate presumibilmente fino al 1800. Nel centro storico del paese, lungo l’arteria principale di corso Garibaldi basso, sono venute alla luce delle antichissime costruzioni che secondo storici ed archeologi, risalirebbero all’undicesimo secolo: gli operai della ditta che sta effettuando i lavori di metanizzazione per conto di gas natural, poco sotto l’asfalto, hanno ritrovato l’accesso di quelli che, secondo l’ipotesi degli esperti, dovrebbero essere locali adibiti alla raccolta di grano, della profondità di circa otto metri e di un diametro di circa 5. Ne sono venuti alla luce due, uno poco distante dall’altro, perfettamente conservati. Agevole l’accesso di queste fosse cavate nella pietra e rivestite di mattoni di cotto allineati a formare delle pareti regolarissime. Alle fosse si accede da un’imboccatura cilindrica. Il ritrovamento è stato comunicato ai tecnici comunali che, ufficializzato il rinvenimento alla Soprintendenza,  hanno predisposto un primo sopralluogo con gli speleologi del Cai. Ma le fosse sono agevolmente raggiungibili anche con l’utilizzo di una semplice scala. L’intenzione dell’amministrazione comunale è adesso quella di predisporre dei rilevamenti per verificare se ci siano altri fosse granarie nei pressi. “Un ritrovamento di natura storica e culturale estremamente importante – dice il sindaco Nicolò Coppola – che intendiamo valorizzare non appena avremmo ulteriori certezze”. Il ritrovamento mostra che le fosse erano già note da tempo: lungo la cavità di accesso sono stati posizionati alcuni tubi dell’acqua, segno evidente che i granai erano già venuti alla luce anni addietro, poi rinterrati come se sotto l’asfalto non ci fosse nulla. L’archeologo Vito Sottile parla di “contenitori, serbatoi per alimenti, presumibilmente risalenti tra l’XI e il XII secolo con un’interessante tecnica di mattoni sovrapposti; occorrono studi approfonditi per saperne di più”. Sulla loro funzione non ha invece dubbi uno storico, il preside Vito Internicola che già anni addietro ha proposto che una via limitrofa al ritrovamento venisse denominata “dei granai”. “Sono certo che si tratti delle fosse granarie. A Castellammare il primo documento che ne parla risale al 1284 – dice Internicola -. Furono utilizzate fino ai primi del 1800, poi diventarono a servizio dell’altra attività economica, cioè le tonnare. Castellammare era l’unico caricatore in provincia; riceveva il frumento dall’intero entroterra. Poi veniva trasportato nei magazzini alla cala marina ed in questi granai ritrovati. In totale, secondo la mia documentazione, dovrebbero essere sei. I pescatori portavano il frumento alle navi al largo del porto per rivenderlo in tutto il Mediterraneo. In un anno arrivavano circa 20 salme di frumento: ogni salma era circa 220 Kg”. Dopo un lungo oblio per i granai sembra concretizzarsi la possibilità di recupero e valorizzazione.

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