Michele Ferraro

Cronaca

18 Gennaio 2016 - 00:00

Ne do 15, ne riprendo 11. Non è un gioco di magia, ma la storia dell’artista palermitano Pippo Madè. Che ha prestato al comune di Monreale 15 opere della sua collezione privata e, vista la non perfetta collocazione ed il rischio di furti (un’opera è stata sfregiata ed ha subìto danni), ne ha richiesto  la restituzione, almeno di quelle rimaste. Un’operazione che sembrava semplice. “Caro Comune, visto che le mie opere non sono gradite, restituiscimele”. Invece, nulla di più falso. Ma una causa lunga svariati anni e tante peripezie per la famiglia dell’artista che ha maledetto quel giorno in cui ha accettato di partecipare al prestito dei quadri che sono stati inseriti, in maniera erronea e senza chiedere il permesso della famiglia Madè, nella donazione Franco Nocera.  Una storia che racconta anche di un processo subìto dal figlio, Rosario, accusato di aver rubato i quadri del padre. Ma il giudice ha dato ragione proprio a Rosario che ha voluto dimostrare che i quadri, esposti a villa Savoia, erano facilmente “rubabili”. Ed è stato assolto. Ora è arrivata  la sentenza che impone la restituzione al comune dei quadri di Madè. Almeno di quelli rimasti. Perché la sentenza parla di 11 opere. Delle altre quattro non c’è traccia. Quadri che, oltre ad avere un valore sentimentale, hanno un valore economico non indifferente. “Il Comune, specie il direttore della Galleria Civica Salvatore Autovino, sa bene che le opere che prestammo dieci anni fa sono 15 e sa bene che tre disegni di Pietro Buttitta a me dedicati ed una litografia di Tono Zancanaro, nel silenzio di tutti e nell'indifferenza totale delle Istituzioni locali, sono state trafugate. Il Comune non s'è preoccupato nemmeno di presentare giusta denuncia ed è stato mio figlio Rosario a farlo. Non posso che essere indignato per questo, ma anche per altri fatti, sui quali ho deciso, almeno per il momento, di non pronunciarmi”. Noi abbiamo cercato questi quadri insieme al professore Autovino. Siamo stati nella Galleria Civica ed abbiamo scoperto 10 opere su 15 che saranno restituite. L’undicesima ce l’ha confermata il figlio Rosario, che è anche nostro fidato collaboratore. Adesso, su consiglio dell’avvocato Fabio Ganci che ha seguito la vicenda, la famiglia Madè accetterà la transazione, con la restituzione delle opere ed il versamento di 5.000 euro tra spese legali e danni morali. Ma, a ben veder, è una situazione paradossale, visto che nel 2003, fu lo stesso Comune a mettere in edizione un volume nel quale sono riportate tutte le opere, comprese quelle della famiglia Lo Cicero – Madè che risultano oggi essere state trafugate. E prima che si dimettesse per incompatibilità di carica, l’ex assessore alla Cultura Salvino Caputo, aveva proposto alla famiglia Madè una transazione a costo zero. In pratica il Comune restituiva a Madè le 15 opere prestate; in cambio l’artista rifiutava a denunciare il Comune per aver rovinato un’opera. Ma fu lo stesso Comune a far sapere che non si poteva fare nulla, visto che si erano accorti che mancavano 4 opere. Di certo non finirà qui, visto che la famiglia Madè avrebbe un testimone a sorpresa (ve lo riveleremo prossimamente). L’avvocato Carmelo Cordaro è pronto a presentare una denuncia per furto contro ignoti ed appropriazione indebita.

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