Rosario Lo Cicero

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Dopo l´intitolazione della diga Garcia, il ricordo di chi ha conosciuto i "lati privati" del giornalista del Giornale di Sicilia ucciso dalla mafia. E di quella volta che...

18 Gennaio 2016 - 00:00

Ho un personale ricordo di Mario Francese. Era infatti un impiegato della Regione Siciliana che svolgeva il suo servizio all'Assessorato ai Lavori Pubblici, dove mio zio Francesco, fratello di mio padre, è stato per tanti anni e con diversi Assessori sino alla pensione conseguita nei primi anni '80. Nel 1972, ad appena 14 anni, mi affacciai al mondo del calcio, nelle giovanili della "Stella Maris" di Mondello – Valdesi, dalla quale ero stato ingaggiato a seguito di uno strepitoso Campionato estivo, al quale presi parte nella frazione monrealese di San Martino delle Scale. In quel campionato, organizzato dalla "Polisportiva La Pineta", presieduta allora dal signor Scaccianoce, risultai "capocannoniere" della sezione "giovanissimi", venni notato da Mario Greco della Dirigenza della "Stella Maris" presieduta da Giovanni Matta, Vice Presidente, inoltre, del Palermo Calcio di Renzo Barbera. Mario Francese allora 37enne (era nato infatti nel 1925), era compagno di squadra di mio zio Francesco, facevano coppia nella difesa della squadra dell'Assessorato ai Lavori Pubblici della Regione Siciliana. Mario era inoltre, molto amico di mio padre che aveva allora, appena 26 anni, iniziava a cogliere i primi successi della sua carriera artistica. Mario era uno dei suoi primi sostenitori, lo faceva con svariati consigli ed attraverso gli articoli che scriveva da collaboratore del "Giornale di Sicilia" ed attraverso le "presentazioni in catalogo" di alcune mostre. Ricordo che apprezzava molto le opere di Madè contro la mafia e sulle denunce sociali. Stimava mio padre perchè era tra i più stretti collaboratori del mafiologo Michele Pantaleone, al quale illustrò diversi libri che ci procurarono non pochi problemi. Nel 2003, Claudia, mia giovane sposa,  da studentessa dell'Accademia di Belle arti di Palermo, m'informa che formatosi un "Gruppo di Lavoro" presieduto da Roberto Barbato, Docente di Teoria e Metodologia dei Mass Media della stessa Accademia, era stato invitato a partecipare al "Premio Nazionale di Giornalismo Mario Francese" di quell'anno. Claudia mi chiese consiglio e così, dai ricordi miei, di mio zio Francesco e dalle testimonianze cartacee degli scritti del Giornalista trucidato dalla mafia, mentre indagava sulla "Diga Gacia" che è stata a lui intitolata, ne scaturì un singolare elaborato che titolammo "Inedito Mario". Fu per mia moglie una grande soddisfazione risultare, unitamente con gli altri Colleghi che composero questo gruppo, vedersi assegnare la "Borsa di Studio" di 5 mila euro che valse poi all'Accademia la possibilità di proseguire con altre operazioni Culturali. La premessa del volume venne curata dall'indimenticabile Scrittore-Giornalista Bent Parodi, la prefazione da Roberto Barbato e l'introduzione dal giornalista Guido Valdini. Ad Antonia Cammarata, Emanuele Di Vita, Monica Valenti, Antonio Cucuzza, Francesca Daniela Casano, Walter Marc Zanghi, Sasvati Santamarina, Elani Konstantinou, Francesco Affronti, Filippo Amato, Nicolò Gancintano, Concetta Leone, Luca Pantina, Francesca Leggio, Dario Puccio, Salvatore Sanfilippo, Sabrina Glorioso ed a mia moglie Claudia Scavone, la "borsa di studio" venne consegnato dal grande Giornalista Giammaria Stella.

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