Le morti nei cantieri: se si risparmia sulla sicurezza e non c’è formazione

Raimondo Burgio

Matita di Legno

Le morti nei cantieri: se si risparmia sulla sicurezza e non c’è formazione
Una scottante tematica del mondo dell'edilizia

31 Luglio 2015 - 13:43

Oggi vi racconterò una verità a molti scomoda e sgradita anche se sotto gli occhi di tutti.

L’assunto è basato sul fatto che l’ignoranza sia il peggiore dei mali, e ciò porta alla stoltezza comportamentale al danno, al pericolo sociale e alla irreversibilità delle azioni. Parlo di come sia percepito che il costruire appartenga ad una cultura appannaggio e dominio di tutti e pertanto alla portata di chiunque.

Niente di più sbagliato e di più ingannevole. È lo stesso motivo per cui sorgono mille problemi con gli operai che (pur essendo bravissime persone) hanno problemi a definire contratti, a realizzare preventivi dettagliati e circoscritti, a sottoporre agli specialisti le criticità dei progetti su cui dovranno intervenire e a conoscere la molteplicità di materiali in commercio utili a risolvere le innumerevoli casistiche presenti nei cantieri.

Il cuore della questione è nella capacità di formarsi, sostenendo i costi di tale sforzo e nella fatica di doversi mettere in discussione ogni giorno. In questa sede scenderemo sulla scottante tematica della Sicurezza in Edilizia perché in un tempo in cui la crisi economica sfianca la popolazione gli investimenti per garantire la vita stessa degli operatori del settore è avvertita come superflua e fastidiosa come una tassa da evadere a tutti i costi.

La velocità del cambiamento del mercato, delle tecnologie e delle variabili intorno a noi richiede tempi di reazione estremamente contratti; l’innovazione comporta una revisione del ruolo dell’esperienza a risposta meccanica, che rischia di entrare in azione a prescindere dall’analisi di realtà qui e ora, portando con sé materiali arcaici che possono risultare da ostacolo, freno e resistenza al cambiamento necessario e rischiano di divenire pericolosi piuttosto che delle opportunità.

Quanto più infatti l’innovazione continua è diffusa e profondamente interiorizzata, tanto più un progetto di innovazione non sconvolge la routine e innovare è nella nostra accezione sinonimo di “attivazione di processi di sicurezza” e formazione sui materiali.

La formazione in merito alla sicurezza sul lavoro è da sempre elemento fondamentale nel lungo processo di avvicinamento alla consapevolezza ed alla capacità da parte del lavoratore di prendersi cura della propria salute sul luogo di lavoro. Anche la normativa, a partire dalla Costituzione per arrivare al D.Lgs. n. 626 del 1994, ha individuato nella formazione uno degli obblighi fondamentali ribadendo questo concetto anche nel D.Lgs. 81/08.

Ci appare chiaro che per essere realmente “efficace”, deve poter modificare le capacità sul campo, in modo da rendere il lavoratore consapevole dei necessari comportamenti che possano garantire una reale sicurezza sul luogo di lavoro. Invece tutto ci parla del contrario, perché nessun condominio monterebbe una linea vita per assicurare il semplice antennista mentre posiziona un cavo sul tetto.

Cosa significa “Formazione” se non agire sul saper fare e dunque Incrementare in termini quantitativi e qualitativi le abilità richieste per svolgere una determinata attività. Addestrare le persone a non avere comportamenti rischiosi ed esporsi al pericolo.

Io ricordo lo strazio per la perdita di uomini che cercavano di lavorare ripristinando dei balconi dall’esterno dei condomini e che si sono trovati schiantati a terra a causa di evidenti problemi (in via di accertamento) con i mezzi di elevazione in quota. Ma penso alla gente che scivola nei cantieri, a chi perde piano piano l’udito perché non gli saranno mai forniti dei banalissimi tappi auricolari, a chi respira fumi inquinanti e cancerogeni quando smonta a caldo le lastre di guaine bituminose tanto amate e presenti in tutte le case. Morti lente e decadimenti, accentuati da comportamenti per nulla sicuri.

Le colpe sono certamente dei titolari di impresa, ma i corresponsabili sono i medici competenti che firmano, per piccole parcelle, tanti pezzi di carta; le colpe sono di coloro i quali preparano Documenti di Valutazione del Rischio senza avere conoscenze specifiche e approfondite o che le hanno ma non se le fanno giustamente retribuire. Sono colpe enormi di tanti soggetti messi insieme, comunque il primo grande assassino è colui il quale affida un lavoro e vuole solamente risparmiare pretendendo un lavoro fatto bene. È la logica del massimo ribasso che uccide la società e che spregiudicatamente fa vittime innocenti.

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