“Ammazzati, non vali niente”: la storia shock di una ragazzina vittima di bullismo

Enrico Miceli

Dall'Italia e dal Mondo

“Ammazzati, non vali niente”: la storia shock di una ragazzina vittima di bullismo
Succede in un paese del Nord. La racconta il nostro collaboratore che conosceva personalmente la famiglia della vittima

31 Maggio 2014 - 10:00

Diciamoci la verità: il bullismo c´è sempre stato. Chi di noi quarantenni non ha mai dovuto affrontare il bulletto della scuola, o è stato a sua volta un bulletto? Io personalmente sono cresciuto in un paesino del Nord Italia, dove ero etichettato come “il marocchino” e  “il terrone”.  Sono cresciuto leggendo cartelli “Si affitta tranne ai Meridionali”… diciamo che ho subito le mie angherie, ma sono qui a raccontarle, vivo, vegeto e relativamente sano mentalmente, anzi, più consapevole del problema del pregiudizio razziale che non coinvolge solo lo “straniero”. Ma oggi il fenomeno sembra sia diverso. Spesso si legge di adolescenti vittime di bullismo fisico o cyber bullismo, tentare il suicidio e a volte, drammaticamente, riuscirci. La domanda si pone obbligatoria: che diavolo sta succedendo?

La mia riflessione si riferisce in particolare ad un episodio successo in un apparentemente tranquillo paesino della bassa mantovana riportato in alcune testate giornalistiche. La cosa mi ha emotivamente coinvolto, dal momento che conosco personalmente la famiglia vittima di questa situazione, e, vi assicuro, quello che mi hanno raccontato ha dell´incredibile. Vittima principale, una bambina di poco più di 13 anni. Solita storia: viene presa di mira da alcuni falsi amici ed amiche che poi si rivelano essere dei bulletti, ma la situazione prende una piega inspiegabile e drammatica. Un anno fa, dopo le prime ingiurie verbali, cominciano i messaggi su cellulare e social network istiganti al suicidio, deliranti, dicendo ripetutamente alla ragazzina che non vale niente e che farà meglio a uccidersi. I genitori della vittima denunciano la cosa ai genitori dei bulli e alle autorità scolastiche, ma questi, facendo orecchie di mercante, non danno peso alla cosa e insabbiano la cosa come “cose da ragazzi”. Passano i mesi, la ragazzina si chiude sempre più. I genitori più volte si rivolgono alle amministrazioni locali, ma senza riscontro positivo. Le risposte sono sempre le stesse: “sono cose da ragazzi”, “adesso ci accerteremo”, “ha delle prove valide?”. Fino al giorno in cui, durante una riunione dove sono presenti genitori, insegnanti ed alcuni amministratori comunali, i genitori della ragazzina “sbottano” e raccontano tutto ai presenti. E scoppia il bubbone!

Altri genitori, con problemi simili e messi all´angolo dalle stesse amministrazioni scolastiche, mettono in luce anche i loro disagi, mostrando addirittura foto veicolate sui cellulari, ritraenti una ragazza che frequenta la stessa scuola distesa sui binari della linea ferroviaria del paese. Anche un insegnante denuncia le minacce da parte di alcuni studenti (stiamo parlando di ragazzini di 13 anni!!!), e la totale assenza di supporto da parte delle autorità scolastiche, che fino ad allora non voleva che la cosa si sapesse. Da quel momento, la vicenda passa in mano ai carabinieri e ai servizi sociali, che scoprono una realtà a dir poco agghiacciante fatta di soprusi, violenze e abusi che sfiorano la violenza sessuale. Parliamo sempre di ragazzini tra gli 11 e 13 anni ! Perché? Ci sentiamo, con tutta onestà, di dare tutta la colpa ai ragazzini?

Forse i genitori, che cercano spesso di insabbiare e difendere i crimini (perché di crimini si tratta) dei propri figli, per non si sa quale motivo, hanno qualche responsabilità anche loro?

Io sono cresciuto in un periodo dove, se il professore ti tirava le orecchie per un qualsiasi motivo, non dicevi niente a casa per paura di prendere il resto! Un periodo dove prendere una nota sul registro significava stare una settimana in punizione in casa. Comunque, a prescindere dalle responsabilità, la realtà è che il bullismo ed il Cyber Bullismo, fisico o psicologico, è diventata una piaga in tutto il mondo occidentale, e la situazione sta scemando in maniera sempre più allarmante. In Germania, dove vivo, ovvio, esiste il problema, e avendo due bambini cerco di stare sempre attento a qualsiasi segnale di allarme. Ma almeno qui i mezzi per combatterlo ci sono. Per esempio, in genere, denunciato l´episodio di bullismo al preside, subito le autorità scolastiche avvisano genitori coinvolti, che al 99% collaborano senza problemi.  Infatti qui l´insegnante viene visto ancora come un´autorità, sia dagli studenti che dai genitori. Se i casi vengono accertati, viene coinvolta sia la Polizia e sia i Servizi Sociali, e si comincia un percorso con vittime, aggressori, e relativi genitori per capire da dove nasce il problema e come risolverlo. Ottimo intervento, dato che gli accertamenti avvengo nel giro di pochi giorni. Triste a dirsi, cosa con cui non sono assolutamente d’accordo, a volte nei casi più gravi, i bulli vengono trattati anche medicalmente, con l´uso di calmanti e vari simili. Ripeto, non sono d´accordo nemmeno nei casi più gravi di bullismo con questa metodologia (uso di medicine), perché forse si curerà l´effetto, ma non la causa.

E la causa dove va ricercata?

Io, e la mia resta una mia opinione, la causa la ricerco dentro l´educazione in casa, che spesso è carente o manca del tutto, perlomeno l´educazione civica, l´ insegnare a sapere vivere assieme agli altri in maniera civile. Spesso  i genitori non hanno tempo, essendo che ormai si lavora per forza in due per tirare avanti. E i figli vengono affidati o ai nonni (che per quanto possano essere ottimi esempi, non sono comunque i genitori) o a qualche struttura nido, dove si pensa solo a farli giocare. E se lavora solo uno dei genitori, purtroppo, non è insolito, da parte del coniuge rimasto ad accudire i figli, tenerli tutto il giorno davanti al PC o alla TV, con giochi e trasmissioni tali, che chiamarli “spazzatura” è un´offesa per la spazzatura. Credo che forse dovremmo un attimo sederci, fare un respiro, e cercare di ritrovare quei valori e quelle attività che ormai sembrano essere lontani: le passeggiate con i figli, le sgridate (se servono), giocare con loro, farsi aiutare nei piccoli lavoretti di casa e via dicendo.  E mettere delle regole, poche ma indispensabili! Forse dovremmo imparare ad usare uno dei tasti più importanti, ma meno usati del nostro cellulare o del nostro tablet: il tasto “OFF”.

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