Quando la mafia autorizzò lo Sbarco in Sicilia degli alleati

Rosario Lo Cicero

Dall'Italia e dal Mondo

Quando la mafia autorizzò lo Sbarco in Sicilia degli alleati
70 anni fa l´´´Operazione Husky´´ che vide arrivare 160 mila uomini in Sicilia. Ma documenti segreti raccontano diu un patto tra le forze Usa e Cosa Nostra

10 Luglio 2013 - 15:00

70 anni fa lo sbarco in Sicilia: tra il 9 ed il 10 luglio del 1943, iniziò la campagna delle forze alleate per la liberazione dell’Italia dai nazi-fascisti. L’operazione venne denomimata “Husky” (cane da slitta) e vide sbarcare in Sicilia 160 mila uomini tra britannici, statunitensi e canadesi, riuniti in sette divisioni di fanteria, agli ordini del Generale George S. Patton, per la 7^ armata USA; del Generale Bernard Law Montgomery, per la 18^ Armata Britannica, riunite nel 15° Gruppo di Armate affidate al Generale inglese Harold Alexander.

Gli uomini, riuniti in un mastodontico e spettacolare sbarco navale, toccarono terra e iniziarono l’invasione, tra Gela, Scoglitti, Pachino e Siracusa.

Ma già un mese prima, esattamente l’11 giugno del 1943, c’erano state le prime avvisaglie dell’invasione. Era infatti caduta, dopo un feroce bombardamento, l’isola di Lampedusa.

Ma alla “Operazione Husky” c’era stato un prologo tenuto segreto, del quale scrisse più volte, in tempi non sospetti, il mafiologo Michele Pantaleone da Villalba. Aveva raccolto testimonianze e documenti inconfutabili, confermati dalla “Commissione Parlamentare Antimafia” del 4 febbraio del 1976. Questa accertò infatti che numerosi emissari dell’Esercito Americano, vennero inviati preventivamente in Sicilia, al fine di “preparare psicologicamente” l’isola allo sbarco e di prendere contatti con gli uomini di “cosa nostra”. La “Commissione Kefauver” accertò, simultaneamente, che l’avvocato Moses Polakoff, difensore del mafioso americano Mayer Lansky, prese i contatti, non solo con quest’ultimo, ma persino con il siciliano Luchy Luciano, a quel tempo in carcere in America.

Luciano diede informazioni ben precise sulla natìa Sicilia e come aveva attestato Michele Pantaleone, mise in contatto in Comando Generale Usa, con il capo della mafia siciliana che era allora Don Calogero Vizzini da Villalba. Vizzini si coordinò con gli altri mafiosi siciliani, tra i quali Giuseppe Genco Russo di Mussomeli, al fine di aiutare gli Americani nello sbarco, tra il 9 ed il 10 luglio 1943, dopo una serie di bombardamenti dalle navi e di attacchi aerei, l’armata americana, alle 2,57, sbarcò sulle spiagge licatesi di Mollarella e Poliscia. Nel frattempo i paracadutisti approdavano dall’alto a Scoglitti, nel ragusano. La piana di Gela fu campo di una durissima battaglia, consumatasi tra i tedeschi della Armata “Hermann Goering”, i quali, appoggiati dagli Italiani dell’Armata “Livorno”, attaccarono le Forze Alleate. Si distinse, in particolare, il “131° Reggimento Carri”, forte di 30 Renault R-35, i quali diedero filo da torcere alla truppe da sbarco.

Stessa durissima battaglia si combattè sul fiume Simeto, dove la VII^ Armata, riuscì a bloccare l’avanzata degli Americani verso Catania. Il 17 luglio 1943 gli americani entrarono ad Agrigento, il 22 luglio a Palermo ed il 17 agosto a Messina. Venne quindi insediato il Governo AMGOT, al capo del quale fu designato il Generale Charles Poletti. Don Calogero Vizzini (Villalba 24/07/1877 – 12/07/1954) e Don Giuseppe Genco Russo (Mussomeli 26/01/1883 – 18/03/1976), vennero nominati rispettivamente, sindaco di Villalba e di Mussomeli: una pagina triste e dolorosa che segnerà per sempre la storia della Sicilia.

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