Storia e vicende umane si intrecciano in “Troppo lunga è la notte”, in scena a Monreale

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Storia e vicende umane si intrecciano in “Troppo lunga è la notte”, in scena a Monreale

09 Agosto 2017 - 10:16

La fine di un’epoca, quella del regno normanno di Sicilia. È questo lo sfondo della vicenda umana di Margarito di Brindisi nel dramma ambientato nel “Castellaccio” di San Martino delle Scale, l’imponente fortezza che domina il Monte Caputo alle cui pendici è la città di Monreale. La fine del XII secolo vede il regno di Sicilia passare sotto lo svevo Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa Hohenstaufen e padre di Federico II, lo Stupor mundi. Lo spettacolo si terrà mercoledìo 23 agosto nella villa comunale alle 21.

Il matrimonio di Enrico VI con Costanza d’Altavilla e la prematura scomparsa senza eredi di Guglielmo II nel 1189, innescano una serie di tragici eventi che Margarito di Brindisi vive in prima persona. Nato a Megara nell’Attica, dopo essere stato un temutissimo pirata arriva a Brindisi grazie a Tancredi D’Altavilla, cugino del Re Guglielmo II il Buono, e per i suoi meriti di guerra viene nominato Ammiraglio del Regno di Sicilia. Sposa una figlia naturale di Guglielmo I il Malo, imparentandosi dunque con gli Altavilla e condividendone il destino fino alla tragica conclusione. Nel 1189 Tancredi di Lecce, cugino dello scomparso Guglielmo II, viene incoronato dal papa Clemente per contrastare le mire di Enrico VI Hohenstaufen, erede dell’imperatore Federico Barbarossa e marito di Costanza d’Altavilla.

Nel febbraio 1194 Tancredi muore all’improvviso e così Enrico cinge d’assedio Palermo per nove terribili mesi e a novembre sarà proprio Margarito a concordare la resa della capitale del regno in cambio della promessa di non infierire sulla famiglia reale e i nobili fedeli alla corona normanna. Dopo la sua incoronazione nel giorno di Natale 1194, invece, Enrico darà sfogo alla sua ferocia, infrangendo i patti e facendo accecare, castrare e deportare il piccolo Guglielmo III, figlio di Tancredi, e sterminando, deportando e bruciando sul rogo decine di nobili normanni e le loro famiglie. Due anni dopo anche a Margarito toccherà la stessa sorte: accusato di congiurare contro il re, viene accecato, castrato e deportato in Germania dove morirà in prigione. Nel 1197 muore lo stesso Enrico VI, si disse avvelenato proprio dalla sua consorte Costanza d’Altavilla. Costanza morirà l’anno successivo, chiudendo per sempre la storia dei normanni di Sicilia.

Fatti storici e vicende umane si intrecciano, disegnando un’epoca in cui la vita era spesso assai breve e segnata da eventi efferati per violenza e crudeltà. Il Castellaccio di San Martino delle Scale, edificato durante la dominazione araba, venne ampliato per volere di Guglielmo II proprio negli anni in cui Margarito copriva il ruolo di Ammiraglio del regno, ed è facile immaginare che si sia spesso aggirato fra le sue mura insieme a Guglielmo II e che si sia fermato a pregare nell’antica cappella del maniero in cui è ambientato il dramma che lo vede protagonista. Per la sua posizione strategica e difficilmente espugnabile, rappresentava l’ultimo rifugio per la famiglia reale in caso di invasioni nemiche, ma la storia, come sappiamo, ha preso un’altra strada.

La Compagnia “Le Bollicine”, diretta da Pippo Macaluso, si avvarrà della partecipazione di dieci attori in costume d’epoca che daranno alla serata la suggestione di fatti che pur così remoti, allo stesso tempo sono ancora vivi e presenti nella nostra città per il valore inestimabile di ciò che quel periodo storico straordinario ci ha tramandato.

Gli interpreti: Pippo Macaluso, Manfredi Maria Tuttoilmondo, Antonella La Barbera, Lilia Gullo, Giovanni Intravaia, Mimmo Russo, Noemi Vuolo, Aurora Maniscalco, Anna Maria Romano, Miriam Palumbo.

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