Un evento di straordinaria rilevanza naturalistica è stato confermato oggi, 25 giugno 2025, nel territorio di Capaci: è stato individuato e messo in sicurezza il primo nido di tartaruga marina Caretta caretta lungo la costa nord-occidentale della Sicilia per la stagione in corso. La scoperta è arrivata dopo giorni di attento monitoraggio da parte del WWF condotto anche con l’ausilio di droni, che hanno permesso di rilevare i movimenti sospetti sull’arenile e di confermare la deposizione delle uova.
Si tratta di un evento raro per quest’area del litorale, che negli ultimi anni ha però mostrato segnali di crescita in termini di nidificazioni. Basti pensare che nel 2024 erano stati 15 i nidi documentati solo lungo questa fascia di costa, mentre nel 2025 si è già superata quota 60 nidi confermati in tutta la Sicilia, segno di una presenza sempre più significativa della specie. A giocare un ruolo fondamentale è stata l’azione dell’associazione Liberambiente, da tempo impegnata nella tutela della biodiversità marina e nella sensibilizzazione dei cittadini sull’importanza degli ecosistemi costieri. “Questo risultato – spiegano i volontari – è il frutto di anni di impegno condiviso con le istituzioni, le scuole e i residenti. Ogni nido è una conquista per tutti”.
La scoperta del nido a Capaci rappresenta una duplice notizia: da un lato una speranza per il futuro della fauna marina, dall’altro un segnale importante degli effetti dei cambiamenti climatici in atto, come l’innalzamento delle temperature marine, che stanno progressivamente modificando le rotte e le abitudini riproduttive di molte specie. Le operazioni di tutela del nido sono già iniziate sotto il coordinamento delle autorità competenti, con la collaborazione di esperti e volontari, per garantire un ambiente protetto e il più possibile indisturbato per lo sviluppo delle uova e la futura schiusa. Nel frattempo, l’intera comunità di Capaci si prepara a fare la propria parte, trasformando questo piccolo grande evento naturale in un’occasione di educazione ambientale, partecipazione e responsabilità collettiva. Foto Roberto D’Uscio WWF.