Mafia, rapine, estorsioni: 24 arresti. Sgominate due bande

Redazione

Palermo - Operazione "Stele"

Mafia, rapine, estorsioni: 24 arresti. Sgominate due bande
Le bande dedite a rapine, estorsioni e traffico di droga con base nel Palermitano, agivano anche in altre regioni

29 Luglio 2020 - 08:06

Sgominate due bande dedite a rapine, estorsioni e traffico di droga che, con base nel Palermitano, agivano anche in altre regioni, con stretti collegamenti alla mafia. Sono 37 gli indagati e 24 le misure cautelari in varie regioni. Ad eseguire l’ordinanza di custodia cautelare in carcere dalle prime ore della mattina, in Sicilia, Emilia Romagna e Puglia i carabinieri del Comando Provinciale di Palermo. Gli arrestati sono tutti ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere, estorsione, tentata rapina, detenzione illegale di armi, cessione illegale di armi, furto aggravato, ricettazione, simulazione di reato, produzione e traffico illegale di sostanze stupefacenti e lesioni personali.

Le indagini, seguite da un pool di magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dai sostituti procuratori Giorgia Spiri e Felice De Benedittis, della procura della Repubblica di Palermo, hanno consentito di disarticolare due associazioni per delinquere, risultate connesse con la criminalità organizzata, radicate nei quartieri popolari Cep – Cruillas – San Giovanni Apostolo e Zen 2, ma che operavano in tutto il territorio regionale. L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL VIDEO

Le indagini hanno permesso di dimostrare l’esistenza di una struttura organizzata in modo piramidale con a capo la famiglia reggente dei Cintura, storicamente e notoriamente specializzata nei delitti di natura predatoria, ed in cui gli appartenenti erano meticolosamente organizzati tra loro tanto che, la condotta delittuosa veniva considerata una vera e propria attività lavorativa da svolgere con costanza e dedizione, con turni di lavoro precisi e scandagliati nel tempo.

“I sodali – spiegano dal Comando – connotati da una notevole caratura criminale, desunta dai lunghi trascorsi giudiziari e dai molteplici delitti commessi e progettati durante la fase d’indagine, risultavano vantare uno stretto contatto con soggetti legati alla criminalità comune ma anche organizzata, ovvero con esponenti di vertice di Cosa Nostra”.

È stata infatti documentata la mediazione di esponenti di vertice di Cosa Nostra, ogni qualvolta venivano consumati, inconsapevolmente, furti ai danni di soggetti appartenenti ad altri mandamenti o di persone a loro vicine, come nel caso di un furto commesso a Castellamare del Golfo o dei furti consumati ai danni della Edil Ponteggi di Bagheria di proprietà di Paolo Scaduto, figlio del più noto boss Pino Scaduto, storico esponente della famiglia mafiosa di Bagheria.

La stretta vicinanza dei correi alla malavita comune e organizzata, ha permesso anche di acquisire importanti elementi di reità in ordine a delitti di altro genere legati alla produzione e al traffico di droga e sostanze psicotrope, di natura estorsiva ma anche in materia di armi, nonché di acquisire gravi elementi di responsabilità penali e di notevole allarme sociale, già confluiti in connesso procedimento penale che ha portato all’emissione di numerose misure restrittive nell’ambito della recente operazione “Over” (Spaccaossa).

Il quadro generale che emergeva faceva trapelare tutta l’influenza dei sodali all’interno della borgata di Cruillas e nel territorio compreso tra Borgonuovo, San Giovanni Apostolo e Cep. Risulta invero come l’associazione capeggiata da Andrea Cintura, sebbene ristretto in carcere a Palermo, servendosi dei componenti della sua famiglia, ma anche della collaborazione di altri soggetti, costringesse diversi esercizi commerciali del quartiere a consegnare settimanalmente somme di denaro che variavano in relazione al tipo di attività commerciale, camuffando le richieste estorsive sotto forma di contributo per l’organizzazione della “festa di quartiere”. In particolar modo Andrea Cintura ed il figlio Domenico, collocati al vertice dell’associazione detenevano il completo predominio sul quartiere e su chiunque volesse prendere ogni genere di iniziativa commerciale, compresi coloro che volevano allestire banchi di rivendita e che necessariamente dovevano ottenere il loro benestare.

L’articolata attività di polizia giudiziaria iniziava nel Febbraio del 2017 a seguito di un furto consumato ai danni di una ditta di fornitura di materiale edile sita a Lascari e si concludeva nel mese di giugno 2019. Fra gli innumerevoli furti, ricostruiti anche mediante intercettazioni telefoniche, ambientali e servizi di videosorveglianza, e da tradizionali metodi investigativi, risalta quello di maggiore valore simbolico, da cui, fra l’altro, trae il nome l’operazione di polizia giudiziaria, consumato, il 6 marzo 2017, all’interno del cantiere attrezzato per la realizzazione del giardino della memoria “Quarto Savona Quindici”, monumento, costruito in occasione della ricorrenza del 25esimo anniversario della strage del 23 maggio 1992 e dedicato agli uomini della scorta del giudice Giovanni Falcone, rischiando di compromettere la celebrazione dell’importante momento commemorativo.

Grazie alle indagini i militari hanno documentato la formazione di un nuovo gruppo criminale, a seguito del mutamento degli equilibri interni del sodalizio principale, ovvero quello dei “Cintura”, circostanze che portavano all’allontanamento di uno dei suoi componenti che da li a poco si sarebbe unito ad un nuovo gruppo, operante nel quartiere Zen 2, che prendeva di mira diversi obiettivi di pubblica utilità quali la discarica di Bellolampo e l’acquedotto Comunale.

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