Giro d’affare da 1,5 milioni, smantellata rete di spaccio tra Palermo e Carini

Redazione

Palermo - L'operazione delle Fiamme Gialle

Giro d’affare da 1,5 milioni, smantellata rete di spaccio tra Palermo e Carini
Nove le persone finite in manette, sequestrati beni per 200 mila euro

14 Settembre 2021 - 09:16

Operazione antidroga della Guardia di finanza. Smantellata una rete di spaccio tra il quartiere Zen 2 di Palermo ed il comune di Carini. Nove persone sono state raggiunte da misure cautelari. Sequestrati beni per 200 mila euro. L’ordinanza è stata emessa dal gip del Tribunale del capoluogo siciliano. Sei persone sono finite in carcere: Khemais Lausgi, di 33 anni; Salvatore Lo Franco, di 42 anni; Antonio Lo Franco, di 23 anni; Francesco Alamia, di 28 anni; Maurizio Sciortino, di 41 anni; e Maurizio Di Stefano, di 34 anni. Mentre ad altre tre persone sono stati concessi gli arresti domiciliari: Antonino Giuffrè, di 27 anni; Francesco Gelfo, di 21 anni; e Antonino Velardi, di 22 anni. Tutti sono indagati, a vario titolo, per spaccio di sostanze stupefacenti.

L’operazione “Africo”, condotta dagli specialisti della Sezione Antidroga del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria delle Fiamme Gialle di Palermo tra l’inizio del 2018 e la metà del 2019, ha permesso di far luce su uno strutturato e proficuo commercio di diverse tipologie di sostanza stupefacente nel comprensorio di Carini e nel quartiere “Zen 2” di Palermo. Nel corso delle indagini svolte con l’ausilio di video riprese, intercettazioni telefoniche e ambientali, è stato possibile ricostruire l’operatività criminale degli indagati, che si sarebbero riforniti di cocaina, hashish e marijuana nel noto quartiere palermitano “Zen 2”, per poi smistarla quotidianamente nella cittadina carinese.

Nel corso delle indagini sono stati eseguiti numerosi interventi repressivi che hanno portato al sequestro di circa 30 chili di droga e all’arresto in flagranza di reato di 8 persone, fra cui un ex addetto alla raccolta di rifiuti all’epoca in servizio presso l’azienda municipalizzata palermitana Rap (poi licenziato per giusta causa), intercettato dai militari mentre consegnava a domicilio le dosi di stupefacente durante il lavoro. Gli spacciatori avrebbero venduto fino a 100 “dosi” al giorno di stupefacenti, sviluppando un “fatturato” annuo stimabile in almeno 1,5 milioni di euro. Due degli arrestati, peraltro, hanno proprio nelle scorse settimane ottenuto il reddito di cittadinanza per un ammontare di 800 euro mensili. Un beneficio che, per effetto del provvedimento cautelare, verrà sospeso, così come previsto dalla normativa in vigore.

I finanzieri hanno poi proceduto a valorizzare in chiave patrimoniale – secondo una procedura operativa attuata in tutti i settori di servizio volta a disarticolare in maniera radicale le organizzazioni delinquenziali – gli elementi acquisiti nel corso delle indagini, attraverso l’esame, il confronto e l’incrocio di informazioni estratte dalle diverse banche dati in uso al Corpo, dalle quali emergeva l’assoluta sproporzione tra i beni nella disponibilità degli indagati e la capacità reddituale dichiarata, richiedendo l’applicazione di misure cautelari patrimoniali. 

Con il medesimo provvedimento il gip ha quindi disposto il sequestro preventivo di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie riconducibili agli indagati per un valore complessivo pari a circa 200.000 euro. L’operazione di servizio si inserisce nel più ampio dispositivo di controllo economico del territorio e di contrasto patrimoniale ai sodalizi illeciti, mantenendo alta la guardia sul fenomeno del traffico di stupefacenti, primaria fonte di finanziamento anche delle locali organizzazioni criminali.

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