Non lasciano in pace nemmeno i morti

Giorgio Vaiana

Cronaca

Non lasciano in pace nemmeno i morti

26 Maggio 2018 - 14:20

Vergogna. Anzi schifo. Quello che abbiamo provato stamattina leggendo l’esito dell’operazione portata avanti dai Carabinieri di Monreale nel cimitero di San Martino delle Scale. Il “cimitero degli orrori” lo hanno definito i militari dell’Arma. E, il capitano Guido Volpe, comandante della compagnia di Monreale, nella conferenza stampa che si è tenuta stamattina a Palermo ha fornito dettagli che hanno lasciato senza parole i giornalisti presenti. GUARDA IL VIDEO ALLA FINE DELL’ARTICOLO.

La mancanza di rispetto verso i defunti qui raggiunge vertici incredibili. Cinque gli arrestati, sette gli indagati per un’indagine che, siamo certi, non mancherà di riservare altre sorprese. Niente associazione mafiosa, tiene a precisare il capitano Volpe, ma una vera e propria associazione per delinquere che speculava sui morti già sepolti e chi, in un momento difficile della propria vita, cercava una sistemazione dignitosa per il proprio caro, vista la perenne emergenza che vivono soprattutto i cimiteri palermitani. E questi soggetti non si creavano scrupoli a disseppellire i defunti, rimuoverli dalle bare e seppellire i resti con laterizi e cemento, tanto che, spiega il capitano Volpe “è quasi impossibile ricostruire l’identità della salma”.

Una vergogna incredibile che non ha, passateci questa opinione, una condanna che sia giusta ed adeguata. Perché non esistono anni di carcere, condanne economiche per restituire ai familiari un corpo dove poter piangere la morte del proprio caro. Le indagini, come ha detto lo stesso capitano Volpe proseguiranno. Ci sono sette persone su cui approfondire. Estraneo il comune di Monreale che non era a conoscenza di questo sistema. Mentre ci sono altri che potevano sapere. Il cimitero, e tutti nella frazione di Monreale lo sapevano, era da tempo considerato pieno. E, nonostante fosse privato, comunque doveva rispettare delle precise norme nazionali in merito di sepoltura.

Le indagini sono cominciate da una segnalazione ai carabinieri di una persona che ha denunciato la scomparsa della foto di un proprio caro. Approfondendo, i Carabinieri hanno svelato un sistema perfettamente organizzato con la creazione di documenti falsi. Poi venivano individuate tombe e loculi occupati da salme da potere spostare senza correre il rischio che parenti e prossimi congiunti ne rivendicassero la titolarità. Veniva disattivato il sistema di videosorveglianza installato dal parroco pro tempore prima di effettuare qualsiasi intervento, in modo da eludere qualsiasi forma di eventuale registrazione o semplice monitoraggio di attività criminose. Poi venivano svuotati i loculi e ampliati. Dopo l’estumulazione, i cadaveri e le bare venivano distrutti. I rifiuti cimiteriali venivano smaltiti illegalmente, insieme ai resti umani che, invece di essere posti all’interno di uno specifico ossario (assente per altro nel cimitero di San Martino delle Scale) venivano letteralmente gettati in intercapedini ricavate con costruzioni abusive per poi essere coperte da materiale cementizio al fine di non lasciarne traccia. E a chi chiede informazioni e rassicurazioni circa gli effettivi luoghi di sepoltura dei propri cari estinti, venivano fatte anche delle minacce. Ed è proprio vero: qui non c’è rispetto nemmeno per i morti.

Nella foto da sinistra: Salvatore Messina detto Salvuccio; Salvatore Messina detto Salvo; Giovanni Messina; Antonino Campanella.

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