Inizia da Monreale la visita pastorale dell’Arcivescovo Michele Pennisi

Raimondo Burgio

Cronaca

Inizia da Monreale la visita pastorale dell’Arcivescovo Michele Pennisi

04 Febbraio 2018 - 13:33

Oggi più che in passato nell’annunciare la Visita Pastorale del nostro Arcivescovo Michele Pennisi, pensiamo alle tante valenze del testo dell’apostolo Giovanni: “Venne tra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1,11).
Pensiamo a chi non è più capace di ascoltare il bisogno altrui, a chi vive in Comunità ma non è in grado di farsi penetrare dalla Parola.

Il primo importante incontro avverrà martedì 6 febbraio presso i locali del Circolo Italia in piazza Vittorio Emanuele alle ore 18. Di seguito il Vescovo toccherà con mano alcune realtà parrocchiali e cercherà di comprendere e ascoltare, intessendo una relazione biunivoca con la popolazione che andrà ad incontrarlo e che lui cercherà di accogliere, perché un’ospitalità autentica non si accontenta di offrire un servizio, di svolgere un compito ma cerca la relazione e perciò suppone sempre l’accoglienza dell’altro e dunque il suo ascolto, poiché ne desidera la sua compagnia. La lingua greca della Bibbia per esprimere il verbo “visitare” usa il termine episkopèo, dal quale deriva il sostantivo epìskopos, cioè vescovo. Il verbo “visitare”, nel senso di prendersi cura, di assistere, di seguire benevolmente con lo sguardo, è attribuito a Dio diverse volte già nell’Antico Testamento.

Citando le parole di Don Giuseppe Bellia – in una sua bellissima analisi biblica della “visita”, ci ricorda che “Lo stesso verbo compare anche in At 15,36 sulla bocca di Paolo che dice a Barnaba prima di intraprendere un nuovo viaggio missionario: “Ritorniamo a far visita (episképtomai) ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore per vedere come stanno”.  In verità in questo passo per alcuni esegeti il verbo episképtomai sembra assumere il significato forte di “visionare/ispezionare” (che si può ritrovare in Nm 13,34; Sal 26,4; Zac 11,16; 2 Mac 11,36; At 6,3) e non conserva il senso usuale di visita, carico di connotazione religiosa (già segnalato in Lc 1,68.78; Lc 7,16; At 7,23; 15,14). Significato che pare confermato dal costrutto della frase che motiva la visita spiegando che vanno dai fratelli “per vedere come si conducono” (in latino quomodo se habeant).

L’immagine espressa dall’uso biblico del termine richiama quindi la presenza operosa e misteriosa di Dio nella storia e insieme rimanda agli scenari aperti che solo l’accoglienza dell’uomo riesce a definire. Da Mambre a Nazareth, da Gerusalemme a Roma, la Bibbia ci fa conoscere molte visite di Dio, dei suoi profeti, dei suoi inviati, la visita del Figlio e quella dei suoi apostoli, dove l’atteggiamento umano di accoglienza o rifiuto ha avuto un ruolo non secondario. Per il credente, Gesù continua la sua visita tra gli uomini per mezzo dello Spirito Santo, per mezzo degli apostoli e di Pietro che visita le varie comunità continuando quest’opera.

La visita di Gesù o dell’apostolo, e di conseguenza del nostro Vescovo, è quindi sempre espressione di un atteggiamento di sollecitudine, di condivisione della fede e della speranza dell’amore. Gesù ha ritenuto molto importante questo atteggiamento che opera un arricchimento reciproco e perciò ha invitato ogni discepolo a visitare chi si trova nel bisogno. Il visitare è una vera diaconia sacramentale che cerca e rafforza la comunione per costruire la fraternità. Il Signore che bussa è il forestiero, è l’affamato, è l’assetato, è l’ignudo; sì, è il medico/malato. Se si accoglie il vescovo come autorevole uomo di chiesa, si è già ricevuta la propria ricompensa. Se lo si accoglie nel mistero del Signore/crocifisso, allora il nostro cuore si potrà dilatare a misura di un’accoglienza divina, vivendo la fraternità.

Monsignor Michele Pennisi ha pertanto stilato un fitto calendario di incontri, tutti all’insegna della lettura del contesto sociale monrealese, nella speranza che mediante il contributo della sua lettura si possano trovare equilibri che vadano a favore della comunità stessa e della sua crescita.

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