Mafia e distributori di benzina truccati: 9 arresti e cinque impianti sequestrati

Redazione

Palermo

Mafia e distributori di benzina truccati: 9 arresti e cinque impianti sequestrati

12 Gennaio 2018 - 11:07

Nove persone (due in carcere e 7 ai domiciliari) sono finite in manette, 5 distributori di carburanti sequestrati e 13 obblighi di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria, 8 dei quali integrati dall’obbligo di dimora a Palermo, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Palermo. Sono i numeri dell’operazione denominata “Macchia nera” eseguita questa mattina dalla guardia di finanza.

Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica e hanno permesso alle Fiamme Gialle di denunciare all’Autorità Giudiziaria 43 soggetti, ritenuti essere in gran parte i membri di una associazione per delinquere dedita al trasferimento fraudolento di valori, alla frode in commercio, alla frode fiscale e alla commissione di altri reati.

In carcere Danilo Lazzarotto (cl. 1982 di Bagheria) e Rosario Montagna (cl. 1985 di Palermo), mentre sono stati posti agli arresti domiciliari Cosimo Vernengo (cl. 1964 di Palermo), Giorgio Vernengo (cl. 1975 di Palermo), Natale Di Cristina (cl. 1948 di Palermo), Carmelo Munzone (cl. 1956 di Catania), Filippo Tirendi (cl. 1943 di Gravina di Catania), Alessandro Primo Tirendi (cl. 1982 di Gravina di Catania) e Eugenio Barbarino (cl. 1984 di Mascali, provincia di Catania). I finanzieri del Gruppo e del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria hanno sequestrato 5 distributori di carburante in Via Roccella 161, in Via Leonardo da Vinci 392, in Viale Campania, in Corso Tukory 169, in Via Messina Marine 435.

Le indagini hanno avuto origine da una verifica fiscale condotta nel 2013 nei confronti di uno dei distributori coinvolti. I finanzieri hanno scoperto che il sistema di misurazione delle quantità erogate era stato manomesso, così da far apparire di aver venduto un numero di litri superiore rispetto a quello effettivamente consegnato al cliente. Inoltre, nell’occasione è stata reperita molta documentazione, dal cui primo, sommario esame è maturata l’idea dell’esistenza di una vera e propria “centrale” dedita alla frode in commercio di carburanti, nonché alla frode fiscale.

“I successivi accertamenti – spiegano dal Comando – hanno permesso di confermare l’esistenza di una associazione per delinquere che, attraverso la fittizia intestazione a compiacenti prestanome di una serie di distributori, ha realizzato una frode fiscale particolarmente consistente se si pensa che sono state emesse fatture per operazioni inesistenti per quasi 38 milioni di euro e, in conseguenza, è stato causato un danno allo Stato derivante dal mancato incasso di IVA per quasi 7 milioni di euro”.

Inoltre, i militari hanno verificato anche una evasione delle imposte (accise) dovute su carburanti e lubrificanti per circa 2,5 milioni di euro, realizzata attraverso l’alterazione dei misuratori degli impianti di distribuzione, l’importazione illecita di olio lubrificante dall’Albania e la vendita di gasolio destinato al rifornimento delle navi (che è esente da accisa) come normale carburante per autotrazione.

Le indagini hanno consentito di evidenziare l’interesse di “cosa nostra” nel settore economico. Pur non essendo stata formulata alcuna contestazione per reati connessi alla criminalità organizzata, è emerso il ruolo importante ricoperto da persone vicine all’associazione criminale, qual è Cosimo Vernengo, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, il quale si è avvalso della collaborazione del fratello Giorgio nella gestione reale dei distributori di carburante e nell’ideazione e attuazione della frode.

“Gli arresti e il sequestro dei distributori di oggi, nonché le conseguenti attività di natura fiscale – aggiungono dal Comando – permetteranno di ristabilire un sistema di concorrenza leale, gravemente minata dalla presenza sul mercato di soggetti che, in forza dell’attività illecita, sono in grado di vendere prodotti a prezzi inferiori rispetto agli imprenditori onesti e di recuperare consistenti risorse, la cui destinazione ad attività sociali contribuirà alla crescita del Paese”.

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