Una funivia tra Palermo e Monreale: lo studio di uno studente universitario

Redazione

Cronaca

Una funivia tra Palermo e Monreale: lo studio di uno studente universitario

23 Ottobre 2017 - 12:13

Un impianto a fune tra Palermo e Monreale, sogno o realtà? E’ l’idea, o la proposta fate voi, raccontata da Fabio Nicolosi su Mobilita Palermo ed è la sua tesi di laurea. Monreale e Palermo vengono collegate da una strada nel 1592. Qualche anno dopo, nel 1620 l’arcivescovo di Monreale sente la necessitá di migliorare ulteriormente il collegamento e quindi la strada viene rettificata e resa carrabile e viene collegata all’appena costruito corso Caltafimi. Con il passare del tempo, venne curato anche l’aspetto estetico con la realizzazione di fontane e di un portale monumentale di ingresso verso Monreale. Passaggio fondamentale è la realizzazione nel 1889 della prima linea tramviaria tra Piazza Bologni e la Rocca. Dopo 11 anni, nel 1900, la linea tram si realizzò il collegamento diretto con Monreale. Purtroppo la tramvia venne lentamente abbandonata in favore di filubus e successivamente smantellata nel 1946, proprio dopo la seconda guerra mondiale.

Oggi il collegamento tra i due centri abitati è fondamentale perché la vicinanza l’assenza di numerosi servizi, tra cui presidi ospedalieri, giuridici, scolastici, vi è un bisogno di spostarsi per raggiungere, chi da pendolare, chi da turista i due comuni. Inoltre il Duomo di Monreale è diventata patrimonio Unesco e ciò ha fatto crescere la presenza di turisti che giornalmente si recano in visita al monumento. Ma c’è un altro aspetto che va considerato: negli ultimi 10 anni perché sempre più persone preferiscono, spinti anche dalla crisi economica, lasciare la città per transferirsi dove gli affitti e l’acquisto di immobili è più vantaggioso. Sempre da dati Istat, si è estrapolata dalla matrice di pendolarismo il totale di individui che giornalmente si spostano da Monreale a Palermo incrociando i dati dei tempi di percorrenza e del mezzo utilizzato.

Per quanto riguarda i mezzi pubblici, le ditte che effettuano il servizio tra Palermo e Monreale sono l’Ast e l’Amat con percorsi simili, ma capolinea di partenza e arrivo diversi. Proprio sul tema dei capolinea, Nicolosi ha voluto fare un punto della situazione cercando di trovare delle soluzioni per migliorare con costi minimi il presente. E’ impensabile che gli utenti debbano attendere un bus con delle pensiline striminzite, ma sopratutto senza una chiara indicazione che permetta ai turisti di conoscere gli orari, le modalità di pagamento del servizio e la frequenza della stesso. Vista l’importanza che nei prossimi mesi acquisirà piazza Indipendenza sarebbe utile attestare li il primo HUB di interscambio tra mezzi extraurbani e mezzi pubblici (treno – tram – bus). Per Monreale invece l’ideale sarebbe concentrare tutto al Parcheggio Cirba, che viste le dimensioni sarebbe in grado di ospitare mezzi e navette pubbliche. Ulteriore nodo di interscambio potrebbe essere Parcheggio Basile, che viste le grosse potenzialità potrebbe essere il primo stop forzato per chi proviene da fuori città ed intende entrare in città.

Ultimo aspetto, ma forse più interessante è stato lo studio dei sistemi a fune esistenti, (Rio, Singapore, Portland, Medellin, Londra) e la possibilità di importare lo stesso sistema a Palermo proprio per collegare Monreale. Dallo studio sui pendolari, sono stati calcolati a seconda di diverse portate orarie di utenti, tre preventivi per possibili costi di un impianto a fune che potrebbe essere realizzato tra il Parcheggio Basile e il Parcheggio Cirba. L’impianto a fune è stato scelto sia per motivi legati all’aspetto ambientale e turistico, sia perché potrebbe essere un’alternativa al trasporto “terreno”, che potrebbe quindi portare ad una riduzione dei mezzi in circolazione, abbattendo quindi l’inquinamento, il rumore e lo stress di chi quotidianamente effettua lo spostamento tra Palermo e Monreale.
“L’invito che voglio rivolgere a tutti i colleghi è quello di rendere pubblico e pubblicare tutte le loro tesi affinché le stesse non rimangano sogni nel cassetto – dice Nicolosi – ma divulgarle perchè lavori simili possono creare dibattiti e portare anche piccoli risultati a breve e lungo termine”.

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