Caseifici e produttori di carne a rischio: fallisce l’associazione degli allevatori

Raimondo Burgio

Regione

Caseifici e produttori di carne a rischio: fallisce l’associazione degli allevatori

30 Giugno 2017 - 12:41

A partire dagli anni ’60 e fino ai nostri giorni l’Associazione degli allevatori siciliani Aras, attraverso una serie di attività, ha creato una efficiente rete di servizi tecnici, scientifici, di promozione dei prodotti attraverso l’apporto degli organismi ad essa aderenti, quali i Consorzi Provinciali Allevatori, le Organizzazioni di Prodotto, i Consorzi di tutela dei prodotti ed altri organismi operanti nel settore. Nel mese di marzo di questo anno sono stati depositati i registri contabili di tale ente presso il tribunale di Palermo ed è stato decretato il suo fallimento lasciando senza lavoro oltre un centinaio di persone in tutta l’isola. Ma tutta la vicenda ha dei toni ancora più tragici perché in un momento di profonda crisi economica, che l’isola ancora non riesce a scrollarsi di dosso, sono saltati una serie di servizi di vitale importanza il comparto zootecnico isolano.

Basti pensare a quello dei Libri genealogici delle diverse specie e razze, alla marcatura dell’Anagrafe bestiame su tutto il territorio isolano, alla consulenza tecnica (agronomica veterinaria e zooiatrica), alla riproduzione assistita del bestiame. La politica ad oggi ha tentato delle timide azioni che non hanno portato ad alcun risultato concreto. Sulla questione abbiamo sentito Tonino Russo Segretario del direttivo provinciale della Cgil che ha confermato l’importanza vitale del ruolo sino ad oggi svolto da questi lavoratori e della ricaduta negativa della loro assenza nel mercato dell’allevamento animale.

“I soggetti maggiormente colpiti dalla crisi di Aras – sostiene Russo – sono proprio tutti gli allevatori e i produttori caseari che orbitano nel comparto della zootecnia, che a causa della assenza di un ente che certifichi e rilasci attestazioni di controllo, rischiano la chiusura e loro stessi il fallimento. Questi lavoratori Aras assicuravano la ricezione delle premialità Pac (Politica Agricola Comune) erogate dalla Unione Europea, la possibilità di controllo e relativa vendita del bestiame e del latte”

Il paradosso vuole da un lato l’Aras affondata per problemi economici (ma alla fine fallita per un debito irrisorio di circa 30 mila euro), e d’altra parte vanta crediti dall’Assessorato regionale all’Agricoltura per circa 5 milioni di euro.
Russo per conto della Cgil ha anche partecipato ai tavoli tecnici organizzati con gli assessorati competenti della Regione Siciliana e con l’Associazione Italiana Allevatori Aia che avrebbe potuto anche incamerare questi lavoratori e le funzionalità dell’Aras, ma sostiene che non ci sono state risoluzioni efficaci, dato che la Conferenza Stato/Regioni ha inoltre apportato un taglio portando le cifre destinate al comparto da 22 a 7 milioni di euro.

Resta un nodo molto critico aperto e irrisolto, qualche mese fa si pensava altresì ad un passaggio del personale ex Aras verso un ente a partecipazione regionale come l’Istituto Sperimentare Zootecnico che potrebbe per certi versi svolgere gli stessi compiti dell’ex Aras, ma l’Assessorato Regionale non è intervenuto con alcun provvedimento e tutti i soggetti attivi ribadiscono il gravissimo problema con irreparabile nocumento sia per l’economia che potenzialmente per la salute dei consumatori i quali potrebbero iniziare a trovare sulle loro tavole carni non sempre certificate e latte di animali non registrati.

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