Monreale del futuro, la mancata progettazione e il vivere “alla giornata”

Raimondo Burgio

Matita di Legno

Monreale del futuro, la mancata progettazione e il vivere “alla giornata”

19 Giugno 2017 - 17:22

Mancano solo poco meno di due anni alla prossima tornata elettorale che vedrà impegnati i nostri politici locali nel disputarsi la poltrona da primo cittadino e, probabilmente, una nuova squadra di assessori porterà il loro rinnovato contributo alle sorti di questa nostra città. Aspetto in cuor mio di vedere cosa in effetti ci sia di nuovo grazie all’apporto della rinnovata compagine del Pd, mi aspetto il “colpo di reni” da ciclista in questo fotofinish di biennio. Attendo semplicemente maggiore “cura” laddove questa accezione significa mostrare riguardo, attenzione: senso del custodire.

La cura richiede impegno attivo costante, ma anche una forte partecipazione emotiva e viene rivolta, verso persone, esseri o oggetti deboli, bisognosi. Faticoso ed impegnativo e soprattutto raro, è purtroppo aspettarsi la cura da parte delle istituzioni politiche che fanno fatica a comprendere che porre l’individuo al centro della propria azione è l’unico modo per vivere anziché sopravvivere. Significa secondo Monsignor Nunzio Galantino “farsi carico del bisogno, anche non manifestato, dell’altro; è quindi assunzione di responsabilità; è andare oltre il dovere e svolgere la propria azione con l’intenzione di fare qualcosa per migliorare, tutto e tutti”. Forse alcuni degli ex assessori in passato avrebbero voluto interpretare questo ruolo ma poi hanno solo preteso che fosse la stampa a risolvere loro le problematiche più spinose.

I giornalisti possono raccontare delle commissioni fantasma che si riuniscono per produrre gettoni di presenza, ma non scordiamoci che sono i politici coloro i quali devono intervenire attivamente nel “prendersi cura” degli sprechi. “La cura della vita e della felicità degli uomini, e non la loro distruzione, è l’unico legittimo obiettivo del buon governo” (T. Jefferson). Questo delegare e il continuo riferimento agli argomenti toccati dalla stampa nelle sessioni di consiglio comunale la dicono lunga sulla mediocrità del quadro politico monrealese. Ho sempre notato come soltanto un piccolo gruppo di consiglieri sia quello più partecipe e coinvolto nei dibattiti assembleari e la restante pletora sia spesso silenziosa e in disparte a rimuginare e confabulare di alte strategie. Queste cose le affermo in virtù del fatto che non sono prezzolato né tantomeno guidato da oscuri personaggi o peggio che mai intimorito dai post farneticanti di chicchessia. La realtà è quella di cui ogni giorno parlano i cittadini (non quella del ventre molle e gratuitamente riottoso). Siamo una cittadina piena di buone cose che dobbiamo implementare e promuovere e non si può pretendere che una festa di tre giorni metta in ginocchio una intera popolazione lamentandosi poi al contrario di una visibilità eccezionale data dalla kermesse di Dolce e Gabbana. Non è altrettanto possibile pensare che sia il “curato” don Nicola Gaglio l’unico a fare “Public relation” per Monreale e a pretendere che gli stilisti coinvolgano la città nella sua complessità.

Cosa bisogna fare perché allora i politici mantengano l’impegno assunto con i propri elettori? E’ necessario che sia la stampa a mettere i riflettori sulle cose che non vanno?
L’arco degli Angeli è un vespasiano a cielo aperto e le auto ci passano attraverso, via Torres un suk, molti “negozianti” non hanno la licenza o non pagano il suolo pubblico, pochi sono i passi carrabili che vengono riscossi e un giornale non può fare (sempre e solo) notizia con queste cose che sono invece il rispetto della normalità (che non c’è). Pare più semplice e naturale prendersi cura delle personali esigenze e curare l’aspetto personale piuttosto che volgere la nostra attenzione verso i bisogni della collettività.

Prendiamo a caso il degrado ormai emblematico di via Torres: questo non può essere sempre perennemente ascritto alle responsabilità altrui ma è assolutamente certo che la negligenza degli ultimi amministratori sia palese. È da neghittosi lamentarsi dietro un post su Facebook, facendo dietrologie fantapolitiche supponendo sempre che ci sia qualcuno prima di noi a non aver predisposto ovvero addossando sempre al sindaco le colpe come se questi fosse l’unico elemento e soggetto politico che debba intervenire al di sopra di tutti. Gli assessori che compongono la squadra della Giunta hanno il dovere perentorio di conoscere il territorio in maniera diretta o indiretta. In secondo luogo spesso dovranno ammettere che non hanno inserito nelle priorità (e fatto prevedere nei bilanci delle opere da eseguire) somme congrue atte a garantire la cura e l’interruzione del degrado delle cose pubbliche. Di tale stato di cose annualmente il nostro giornale è pieno e i temi tornano tutti ciclicamente come su un quaderno continuamente risfogliato dalla prima all’ultima pagina.

Ma la città ad una attenta analisi chiede ben altro, richiede uno sguardo alla politiche che possano incentivare occupazione e lavoro, chiede un sistema di welfare attento, necessita di stimoli per le start up e incubatoi di lavoro creativo, e un buon assessore dovrebbe partire da una lettura scientifica dei fenomeni sociali e lavorativi per pianificare un buon lavoro, ma soprattutto per rispondere alle istanze del territorio.

Non c’è bisogno di facilitatori esterni, o di simil consulenti piuttosto che riuscire a fare funzionare il patrimonio umano a disposizione e gli apparati istituzionali. Trovo, infatti, sconcertante vedere i commercianti di Acm chiedere un referente unico per le pratiche burocratiche quando ogni comune decente dovrebbe essere dotato di uno Sportello Unico per le Attività Produttive. Cari assessori allora fatevi intervistare e fateci capire come operate perché non amiamo l’elenco consuntivo dei compitini fatti a casa, ma i fatti concreti per i cittadini che concretamente vivono e si reputano monrealesi.

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