“La fatale imprudenza”, la storia di Guglielmo nel libro di Tonino Russo

Raimondo Burgio

Cronaca

“La fatale imprudenza”, la storia di Guglielmo nel libro di Tonino Russo

29 Maggio 2017 - 11:15

Abbiamo avuto il piacere di leggere il nuovo libro del monrealese Tonino Russo, esponente del Pd ed ex parlamentare. Il libro sarà presentato giovedì 1 giugno alle 20,30 presso l’antivilla comunale. Oltre all’autore saranno presenti il sindaco Piero Capizzi, la docente di lettere Romina Lo Piccolo e l’editore Ottavio Navarra. Una storia che parla di medioevo attira l’interesse e la complicità, di folti gruppi di lettori che condividono con l’autore l’amore per le atmosfere misteriose che la circondano. Chiese e castelli che racchiudono segreti, artigiani o militari come protagonisti, un’ambientazione un po’ polverosa tra opifici, corti e intrighi di corte o un segreto al centro della trama rappresentano la chiave di una popolarità abbastanza garantita.

Parla chiaro il successo di romanzi che sono, o sono stati, casi letterari. Ma il successo è ancora più probabile quando un libro associa alla passione per le parole di carta una narrazione serena e vibrante ma con dentro una attenzione alla psicologia e ad una particolare e singolare vena storiografica. Nel vivace ambiente culturale incardinato nella corte di Guglielmo II e Giovanna, si sentiva evidentemente la necessità di proclamare che la grande eredità culturale di Grecia e Roma era ormai passata alle terre del Nord; ma per farlo occorreva scrutare attentamente dentro il proprio passato, vero o mitico che fosse; anzi meglio il passato mitico che, trascurando l’accidentale fatto storico, mira alla fondamentale verità dei simboli, dei comportamenti e dei sentimenti umani.

In effetti il XII secolo conosce quella che Marc Bloch (1939) ha addirittura definito la “rivoluzione economica della seconda età feudale”. I fattori di questa prosperità sono vari: utilizzo di nuove terre; miglioramento delle rendite agricole; accrescimento della popolazione; fiorire delle città; circolazione di uomini e merci; ammodernamento degli apparati amministrativo e giudiziario, connesso alla centralità del potere, l’importante sviluppo urbano e cosí via.

A ciò si aggiunge una notevole apertura verso l’esterno, specialmente verso l’Oriente, le vie di penetrazione della cultura orientale sono molteplici: la presenza araba in Spagna e Sicilia, l’arrivo in Occidente di materiali letterari esotici e la loro rielaborazione (si rammenti se non altro la Disciplina clericalis di Pedro Alfonso [Petrus Alphonsi]), le Crociate, le traduzioni di Aristotele da versioni arabe (il cosiddetto Aristoteles latinus) e di altri testi scientifici che fioriscono in quel periodo. Certo, tutto ciò verrà a maturazione soprattutto nel Duecento, ma già nel XII secolo si assiste a un cambiamento di rotta culturale.

Tonino Russo tratteggia a suo modo una storia che costituisce probabilmente un ingegnoso (e tendenzioso) affresco mitico-genealogico delle radici d’Europa cristallizzando, con un originale affresco, un periodo particolare in cui si accresce e al tempo sfiorisce il dominio di una stirpe – quella normanna – nel volgere di pochi anni. Proprio come accadrà nel grande romanzo storico otto-novecentesco, Russo non inventa da zero le vicende della sua trama, bensì le riprende da una, più o meno prossima tradizione, che considera rigorosamente storica, arricchendole però con episodi e personaggi di sua invenzione, appositamente costruiti per aumentare il fascino delle vicende stesse e renderle appetibili al grande pubblico.

Siamo di fronte, come si vede anche dai pochi elementi qui messi in rilievo, ad un testo affascinante e strutturato: analizzarlo in tutte le sue sfaccettature e, perché no, contraddizioni, costituisce un salutare esercizio di sfida cui questo volume risponde nel modo più rigoroso e, insieme, avvincente.

Il maturo sguardo di Tonino compie un’accorta e personalissima selezione e rielaborazione del materiale narrativo a sua disposizione. Non si tratta infatti di un roman ma quasi di una historia, nella quale cerca di dare spazio soprattutto al vero e a ciò che per secoli era stato sottaciuto ammantando tutto il corpo testuale con un diorama di quadri pittoreschi. Obbedendo a questo criterio, le fonti non sono del tutto dichiarate, ma certamente è debitore al fascino ritrovato nelle letture di tutti gli apparati storiografici che hanno narrato le gesta dei normanni e la edificazione del nostro Duomo. Ai tanti amici e lettori resterà il compito di dare valore alla prima fatica letteraria di questo personaggio dalla poliedrica creatività.

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