Casa della Cultura, appena inaugurata e già (quasi) chiusa

Raimondo Burgio

Matita di Legno

Casa della Cultura, appena inaugurata e già (quasi) chiusa

02 Dicembre 2016 - 09:56

Casa dalla cultura, atto I, scena I. Un copione sempre identico a sé stesso e fatto da attori che recitano sempre peggio ad ogni replica. Questa volta non vogliamo alzare il polverone sulle colpe della politica, ma sulle inefficienze dovute alla scarsissima capacità di chi ogni giorno deve fare funzionare la macchina del comune e parliamo dunque di dirigenti e funzionari che troppo sovente affollano gli uffici con rendimento davvero basso. Il fatto è semplice: venerdì 25 novembre scorso viene inaugurata per l’ennesima volta l’apertura dell’ex Ospedale Santa Caterina che adeguato alle normative antincendio può perfettamente accogliere i fruitori della biblioteca comunale e del pregevole Archivio Storico Comunale. Nei giorni successivi abbiamo assistito invece a uno spettacolo deplorevole. Mi pare ovvio sottolineare che i fruitori di tale struttura dovrebbero essere un target costituito da cittadini, giovani e ricercatori che, per approfondire i loro studi o per trascorrere del tempo in un luogo raccolto, si ritrovino in ore maggiormente pomeridiane all’interno della “Casa della Cultura”.

Invece questa “casa” manca di accoglienza perché gli orari di apertura sono tratteggiati come quelli di un ufficio e pertanto resta aperta dalle 8,30 alle 13,30 e viene prontamente chiusa senza più riaprire tanto da consentire una più ampia fruizione degli spazi e delle potenzialità della struttura stessa. Ma a questo danno si aggiunge la beffa: giacché non è stato collocato un usciere all’ingresso del Santa Caterina il cancello viene accostato dando l’impressione di una impossibilita di ingresso e mancando il personale al piano terra si presenta il rischio di infiltrazioni all’interno dei preziosissimi archivi con tanto ammanco di documenti storici.

Crediamo in tutta sincerità che i politici spesso si affannino a cercare fondi, a inventarsi nomi e soluzioni, ma quando poi la quotidiana dirigenza non opera con “saggia pratica”, per dirla alla maniera di Aristotele, allora abbiamo un quadro davvero desolante. Infatti pare che a causa di una errata determina dirigenziale i due attuali archivisti (cui va il merito indiscusso di avere riorganizzato l’archivio storico) retrocederanno al computo di uscieri e saranno distaccati per altro impiego probabilmente alla biglietteria del tanto “sovraffollato” complesso Gugliemo.

Qualcuno dice che noi giornalisti parliamo troppo di Monreale e facciamo apparire questa città nell’occhio di un continuo incessante ciclone, ma a nostro parere i giornali sono il luogo della trasparenza di una città e non sono organi di comunicazione comodi al potere politico. Saranno comodi ovvero scomodi ma servono a fare comprendere ai cittadini che la gestione di una città non si fonda solo sulla regola di LIS cioè “luce, immondizia e strade rotte”.

Il caso della Casa della Cultura ci insegna che è dura fare il politico a Monreale se non cambieranno le “menti strategiche” a margine e a supporto. E se il capitale umano non verrà pensato solo come fatto burocratico. Paradossalmente preferisco avere un archivio chiuso piuttosto che proclamare la rinascita di una casa della cultura che inciterà paradossalmente gli studenti a marinare la scuola per essere visitata.

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