Il caffè dell’ufficio tecnico

Raimondo Burgio

Matita di Legno

Il caffè dell’ufficio tecnico
Un novello Robin Hood che ruba le macchinette del caffè per darle ai caffeinomani che pullulano la terra

12 Aprile 2016 - 13:30

“Credimi, le rozze genti d’Europa apprezzeranno uno dopo l’altro questi piccoli piaceri che rendono la vita degna d’essere chiamata tale – sorrido e penso alla mia vasca ricolma d’acqua tiepida”. Josséf continua: – “Qui stanno già nascendo botteghe per la degustazione di bevande rigeneranti. Luoghi come questo, dove si conversa, si fanno affari e si fuma il tabacco da queste fantastiche pipe ad acqua”.

Con queste parole si chiude un libro monumentale di Luther Blissett, “Q”, e proprio tali parole riecheggiano nella mia mente ogni volta che vedo l’Ufficio Tecnico del Comune di Monreale con le porte divelte.

Ci stiamo facendo un’idea: abbiamo un novello Robin Hood che ruba le macchinette del caffè per darle ai caffeinomani che pullulano la terra. Perché è vero l’affare del momento è trovare preziosi apparati da caffè specie se incustoditi all’interno degli uffici comunali. E’ risaputo che il caffè sia la bevanda più diffusa (dopo l’acqua): ogni giorno al mondo si consumano quasi 1,6 miliardi di tazze di caffè. Una cifra davvero impressionante e si consuma praticamente in ogni angolo del pianeta. Bere caffè espresso è divenuto una specie di rito.

Non abbiamo avuto il piacere di assaporare la fragranza intensa e gradevole delle miscele erogate da questi apparati, dato che non siamo soliti attraversare i corridoi dell’ufficio tecnico comunale e forse è tutto qui il mistero locale del nostro romanzesco avvenimento. Proprio come nel romanzo sopra citato “Q” o Qohèlet, si traduce con il participio presente femminile, con “l’animante”, nel senso di colei che anima il discorso, l’animatrice, e di certo la macchina del caffè anima e rianima in modo collettivo, in particolare modo i solerti addetti che devono destreggiarsi ogni giorno tra le pratiche degli immobili abusivi.

Intere schiere di militari sono per adesso impegnati nel tentativo scientifico di capire quale misteriosa essenza (una novella erba di Grace?) si sprigioni dai caffè preparati dentro l’ufficio tecnico e dentro quelle stanze ormai si vocifera di strane alchimie e di miscele arabiche per tenere desta la soglia di attenzione degli impiegati.

Non è vero che poi manchino precisi documenti e tra l’altro non si capisce come mai siano venuti meno solo parte dei faldoni, infatti il mistero è presto risolto: la carta viene presa a casaccio per imballare dentro grosse scatole la preziosa refurtiva e tanti documenti fanno la fine di piccole palline di carta utilizzate per tutelare dagli urti il pregevole contenuto tecnologico.

Vi lasciamo con una citazione: “Quando io morirò, tu portami il caffè, e vedrai che io resuscito come Lazzaro”. (Eduardo De Filippo), specie se fatto espressamente con le macchinette del nostro ufficio tecnico diremmo noi…

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