I dissensi, gli equilibri e la ricerca di consensi: la fase più delicata per il Pd monrealese

Raimondo Burgio

Matita di Legno

I dissensi, gli equilibri e la ricerca di consensi: la fase più delicata per il Pd monrealese
In 12 spingono per una lista civica e lo fanno in nome del Partito Democratico: ma ci sono alcuni che la tessera nemmeno ce l’hanno

01 Marzo 2016 - 10:06

Sintetizzare in poche parole l’attuale situazione politica del Pd a Monreale è un vero e proprio equilibrismo, soprattutto nella sincera volontà di non offendere la buona fede e l’onore di ogni singolo attore. A grandi linee tracceremo un ritratto minimale della questione guardando il dissenso, la gestione della minoranza interna, la partecipazione democratica, i luoghi del dibattito e gli scenari.

Ritengo che i cambiamenti sociali si possono affrontare solo se si crea un clima e un’identità collettiva che diano significato alle iniziative messe in atto. Se una comunità non ha un forte senso di appartenenza tutti i provvedimenti cercati e richiesti rischiano di non trovare consenso e di non durare nel tempo. Oggi è molto difficile trovare leadership nuove che abbiano le conoscenze e le capacità per favorire cambiamenti di tipo profondo e duraturo e in cuor mio non vedo sulla scena soggetti che possano fare molto meglio di quel poco che sino ad oggi abbiamo visto. Per dirla con Don Chisciotte: un uomo non vale più d’un altro se non fa più d’un altro

Forse l’essere maggiormente trasparenti può servire a migliorare i sistemi tradizionali su cui poggiano i partiti e governi e ad avere maggior supporto e fiducia da parte dei cittadini. Le strutture partitiche accrescono la propria legittimità quando si aprono alla partecipazione e alla condivisione con una base sempre più ampia.

Ma se la politica e in questo caso il Pd non sapranno quanto prima diventare loro stessi protagonisti di un nuovo modo di governare, allora rischiano seriamente di veder svuotata la propria funzione; e in questo caso vedremo prima una disgregazione in forme che non sono prettamente quelle primigenie, per emergere nuove organizzazioni politiche che guarderanno alla risoluzione dei problemi di base delle varie comunità.

Da qui forse anche molte delle cause del dissenso interno accompagnate certamente da una buona dose di voglia di protagonismo, non perfettamente interpretata e che appare confusa a chi non è addetto ai lavori. Certo in una logica democratica quella che vale è la forza numerica del consenso e inoltre mi pare che i tra i dodici sottoscrittori della lettera al Segretario non tutti siano attivisti con la tessera in tasca… Come poco legittime e coerenti sono le alleanze messe in atto in passato da altri di questi, con un piglio a dir poco funambolico.

Il luogo del dibattito poi è un altro aspetto fondamentale della querelle poiché influenza non poco il tipo di dibattito che si vuole aprire, alla disperata ricerca di un consenso “altro” e per fare condivisione alla maniera di un nuovo aggettivo trendy, ma che può nascere e morire alla velocità della luce.

Le nostre pietanze mediatiche sono di chi se le prepara. La colpa della disinformazione di cui soffriamo in tanti è tutta nostra: nell’era dei personal media, ciascuno ha la propria informazione personalizzata, e dunque quel che si merita. “Mi spiace per te, se la tua fonte di notizie è il sito sul quale io guardo i gattini”, dice un meme che circola in rete. E sbaglia atteggiamento chiunque mandi all’amico una lettera attraverso una pagina di social senza in realtà fare una telefonata o incontrarlo di persona. Ricordo ai miei amici del Pd che i diritti sociali sanciti dalla Costituzione non possono restare, citando La Pira, sulla carta, nel suo ideale di giustizia spiccava una Libertà spirituale e politica per tutti.

La famiglia vivrà in pace, in unità; sarà in progressiva crescita spirituale e civile; sarà come una famiglia di fratelli che vivono nella stessa casa (la terra), sotto la stessa volta (la comune civiltà), e sotto la luce vivificante della stessa lampada. Gli scenari dipenderanno infine da come verrà aperto il tavolo della discussione, dai luoghi che si sceglieranno, dalla reale volontà di mediare per ricucire e per non creare nuove sperimentazioni di consenso elettorale di cui già si prefigura una serie di ipotetiche sigle. Formare un gruppo antagonista al Pd convergente in un’altra lista civica non penso che porti a risoluzioni positive, parcellizzerebbe i voti, realizza una conta che non giova a nessuno e identifica manipoli e non sistemi politici definiti e nazionalmente consolidati in cui riconoscersi. Nonostante si possa avere alle spalle il solito Caf o il professionista di turno (medico o avvocato che sia), i numeri sono sempre gli stessi e porterebbero alle solite alleanze con i soliti professionisti dell’inciucio politico.

Vogliamo davvero un nuovo assessore? Allora fateci felici e mettetevi d’accordo immediatamente, subito dopo però rimboccatevi le maniche. Perché ogni giorno la gente vive male e non sopporta più l’inefficienza della politica e il lassismo di troppi addetti.

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