Colpo alla mafia: 95 arresti tra Resuttana, San Lorenzo e Tommaso Natale

Redazione

Palermo

Colpo alla mafia: 95 arresti tra Resuttana, San Lorenzo e Tommaso Natale
OPERAZIONE APOCALISSE - Smantellata un'intera cellula mafiosa

23 Giugno 2014 - 10:00

Nelle prime ore di questa mattina, il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri, il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza e la Squadra Mobile della Questura di Palermo, hanno eseguito 95 misure cautelari, emesse dal Gip del Tribunale di Palermo, Dottor Petrucci, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, di Palermo, a seguito di indagini coordinate dalla stessa, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro proveniente da delitto, illecita concorrenza con violenza o minaccia, detenzione illegale di armi e munizioni e reati di natura elettorale.

Nello specifico, dei 95 indagati, 78 sono destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere, 13 di ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, 2 di obbligo di dimora, 1 di divieto di dimora e 1 di obbligo di presentazione alla P.G. Nello stesso contesto si stanno eseguendo otto provvedimenti di sequestro preventivo di imprese, intestate a prestanome, ma riconducibili ad elementi di spicco di “Cosa Nostra”. L’operazione, denominata “Apocalisse”, sta infliggendo un durissimo colpo ai due mandamenti mafiosi palermitani di “Resuttana” e “San Lorenzo/Tommaso Natale”, già colpiti negli ultimi anni da svariate operazioni, ma costantemente interessati da tentativi di riorganizzazione intorno a figure carismatiche come quella di Girolamo Biondino, fratello di quel Salvatore a suo tempo tratto in arresto in occasione della operazione che pose fine alla latitanza di Salvatore Riina.

L’indagine “Apocalisse”, così chiamata da uno degli indagati che, nel corso di una conversazione intercettata dagli investigatori, che prevedeva il proprio arresto unitamente  i propri sodali, partendo dalle basi e salendo fino ai vertici, ha consentito di ricostruire gli attuali organigrammi dei due mandamenti mafiosi facendo emergere i ruoli dei singoli affiliati e le dinamiche che hanno portato all’acquisizione dei vari incarichi e documentando la pianificazione e l’esecuzione di quei delitti funzionali sia ad aumentare la forza di intimidazione del vincolo associativo, sia ad alimentare le casse delle varie famiglie mafiose.

LE DINAMICHE CRIMINALI ALL’INTERNO DEL MANDAMENTO DI RESUTTANA Le indagini sono state realizzate coniugando l’uso della tecnologia, di tecniche investigative tradizionali e di strumenti finalizzati alla ricostruzione dei patrimoni illeciti dei sodali. Le acquisizioni nei pressi dei luoghi frequentati da INTRAVAIA Gioacchino e FRICANO Giuseppe, che, in una prima fase, gestivano insieme il mandamento di Resuttana, consentivano di decriptare le vicende che convulsamente si susseguivano nella prima parte del 2012. Si evinceva che, in quel periodo, la struttura della consorteria di Resuttana non rispettava il classico assetto dei sodalizi mafiosi, caratterizzati da una chiara e definita ripartizione dei ruoli, risultando connotata da una forte instabilità. La decimazione degli affiliati, a seguito delle operazioni condotte dalle Forze di Polizia negli ultimi anni, aveva costretto il FRICANO ad arruolare una serie di soggetti che non avevano alcun legame con quel territorio, in quanto affiliati a famiglie mafiose di altri mandamenti, e che spesso non risultavano affidabili (c.d. “drogati” o “scappati di casa”). Il continuo inserimento di tali soggetti nelle fila della famiglia e la loro successiva estromissione è stato uno dei fattori principali di tale instabilità che ha generato, a sua volta,  una serie di profondi attriti tra i due coreggenti. Gli attriti tra FRICANO e INTRAVAIA, nel mese di marzo 2012, generavano una frattura insanabile, culminata addirittura in uno scontro fisico che veniva ripreso dalle telecamere e dalle microspie installate dagli operatori in via Corleo. Da tale momento in poi l’INTRAVAIA tenterà di far prevalere la propria leadership rispetto a quella del FRICANO costituendo di fatto, anche se transitoriamente, uno schieramento mafioso a sé stante. Di tale schieramento faceva parte anche PILLITTERI Michele il macellaio, soggetto a capo di un gruppo di affiliati che capillarmente imponevano le estorsioni agli esercizi commerciali presenti sul territorio.

Ben presto, però, il FRICANO avrà la meglio sull’INTRAVAIA. Egli, infatti, nonostante fosse stato inserito solo nel recente periodo tra le fila del sodalizio mafioso, oltre a vantare una parentela con il capo storico del mandamento di Porta Nuova, Pippo CALO’, poteva contare sui buoni rapporti che intercorrevano con MATASSA Filippo, reggente della famiglia dell’Acquasanta, e, soprattutto, su una particolare liaison con colui il quale, in quel periodo storico, era ritenuto il mafioso più influente all’interno di Cosa Nostra palermitana, D’AMBROGIO Alessandro, reggente del mandamento di Palermo Porta Nuova. Tuttavia, nonostante l’ago della bilancia pendesse a favore del FRICANO, l’INTRAVAIA continuava ad operare con il proprio schieramento in una posizione di extra organicità rispetto a Cosa Nostra. E’ in questa fase che emergeva, grazie alle intercettazioni e all’acquisizione di notizie confidenziali, la pianificazione degli omicidi di INTRAVAIA e PILLITTERI la cui esecuzione veniva scongiurata grazie all’intervento degli investigatori. Secondo quanto emergeva dalle indagini il conseguente isolamento dell’INTRAVAIA lasciava campo libero al FRICANO che iniziava ad imporre incontrastato la propria leadership. Di riflesso sul territorio veniva registrata una maggiore capillarità delle estorsioni agli esercizi commerciali ed alle imprese. Il denaro, oltre ad alimentare le casse del mandamento ed a servire quindi per il sostentamento delle famiglie dei detenuti, veniva anche reinvestito nel settore delle scommesse sportive e nella costituzione di società finalizzate allo sfruttamento delle energie alternative. La focalizzazione delle indagini su FRICANO faceva, inoltre, affiorare il timor reverentialis che questi nutriva nei confronti del reggente dell’attiguo mandamento di San Lorenzo/Tommaso Natale, BIONDINO Girolamo, personaggio dall’ elevato carisma criminale.

Sempre nell’ambito del mandamento mafioso di Resuttana è stato accertato che la famiglia mafiosa dell’Acquasanta è stata retta, dapprima, dai fratelli MATASSA, Agostino e Filippo – entrambi già pregiudicati – e, successivamente, da GALATOLO Vito, genero del predetto Filippo ma, soprattutto, figlio di Vincenzo, storico esponente del medesimo contesto criminale. Vito GALATOLO, infatti, dopo essere stato scarcerato in data 13.09.2012 per fine pena, ha ripreso ed ha mantenuto, fino alla data odierna, quello che già era stato il proprio ruolo in seno a Cosa Nostra, nonostante sia effettivamente domiciliato nella città di Mestre (VE), dove è sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Tra i metodi adottati dal GALATOLO per riciclare il denaro della “cassa” della famiglia mafiosa dell’Acquasanta, vi sarebbe stato anche quello di impiegare oltre 660.000,00 Euro di proventi illeciti in scommesse calcistiche, “ripulendo”, mediante le relative vincite, oltre  590.000,00 Euro. Nel quartiere “Arenella”, poi, secondo quanto accertato dagli investigatori, le attività criminali ed, in particolare, il racket delle estorsioni venivano gestite da PALAZZOTTO Gregorio soggetto avente legami di parentela con il noto boss FIDANZATI Gaetano (deceduto in data 03.10.2013). A partire dal marzo 2013, dopo che il citato PALAZZOTTO Gregorio ha fatto nuovamente rientro in carcere per scontare una condanna definitiva per il reato di estorsione, la reggenza della famiglia è stata mantenuta, temporaneamente, dal cugino PALAZZOTTO Domenico, sotto la “guida” di MAGRI’ Pietro e, poi, direttamente da quest’ultimo. Specifiche attività investigative hanno permesso di appurare come il PALAZZOTTO Gregorio sia riuscito, nonostante la detenzione, a mantenere intatta la propria leadership nel contesto criminale di riferimento, avvalendosi dell’opera della propria compagna DE LISI Daiana.

Appare interessante notare come i cugini PALAZZOTTO siano imparentati con il noto boss mafioso del secolo scorso PALAZZOTTO Paolo. Al riguardo, la figura del predetto è passata agli onori della cronaca dell’epoca, essendo stato uno degli imputati dell’omicidio, avvenuto a Palermo il 12 marzo 1909, del Tenente di Polizia Giuseppe (Joe) PETROSINO, divenuto, agli inizi del ‘900, il simbolo della lotta alla criminalità di stampo mafioso. Quest’ultimo, peraltro, come rilevato dalle notizie dell’epoca, arrestò, precedentemente, il giovane boss negli Stati Uniti come responsabile di un racket della prostituzione e di una tratta di donne bianche reclutate in Italia, dietro promesse di lavoro e matrimonio, per essere invece avviate sui marciapiedi di New York. Secondo la ricostruzione dei fatti, PALAZZOTTO era rientrato in Italia poco dopo l’arrivo di PETROSINO e avrebbe pubblicamente giurato di uccidere il detective. Il boss, unitamente ad altri imputati, tra cui Vito CASCIO FERRO, vennero processati per l’efferato delitto, ma assolti per insufficienza di prove. Nonostante tale epilogo, nel corso di una conversazione intercettata, PALAZZOTTO Domenico, nel rivendicare il proprio retaggio mafioso ultracentenario, garantito dalla discendenza con il PALAZZOTTO Paolo, conferma l’avvenuto omicidio ad opera del proprio congiunto per conto di Vito CASCIO FERRO. Le attività investigative hanno altresì permesso di porre in risalto il ruolo e le figure dei cugini DI MARIA Ignazio, GRAZIANO Camillo, GRAZIANO Francesco e GRAZIANO Roberto, tutti operanti sotto l’egida di GRAZIANO Vincenzo – padre dei predetti Camillo e Francesco – imprenditore edile e già ritenuto organico al contesto criminale facente capo alla famiglia LO PICCOLO. In particolare, gli investigatori hanno appurato come gli stessi – sebbene già gravati da specifici provvedimenti di sequestro emessi nell’ambito dell’applicazione di misure di prevenzione a carattere patrimoniale – continuassero a perseguire i propri interessi economici sia gestendo illegalmente vari business, quali il redditizio settore delle “macchine da gioco” e delle scommesse sportive on line, che investendo capitali nell’economia lecita attraverso l’interposizione fittizia di prestanome, tutti inclusi nel provvedimento restrittivo.   Nel corso delle indagini è, inoltre, emersa la capacità della famiglia GRAZIANO di ostacolare il libero esercizio del voto tant’è che, in occasione delle elezioni amministrative del maggio 2012, il citato GRAZIANO Francesco – coadiuvato dal pregiudicato FLAUTO Lorenzo, cugino di quest’ultimo e anch’esso affiliato – ha stipulato un “patto di scambio” con il candidato FRANZETTI Pietro (anch’egli destinatario di misura personale), ottenendo da quest’ultimo consistenti somme di denaro in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti reperito influenzando gli elettori sul territorio controllato dal sodalizio criminale.

LE DINAMICHE CRIMINALI ALL’INTERNO DEL MANDAMENTO DI SAN LORENZO/TOMMASO NATALE Come detto, una delle figure di maggior rilievo emersa dal complesso delle investigazioni è senza dubbio quella di BIONDINO  Girolamo; costui, in ragione della sua appartenenza a famiglia di sicura e datata ortodossia mafiosa ha assunto, all’indomani dell’arresto di CAPORRIMO Giulio, il difficile compito di provvedere alla riorganizzazione del mandamento di San Lorenzo – Tommaso Natale assumendone la guida. In tale sua attività ha costantemente mantenuto un atteggiamento di basso profilo e di massima riservatezza adottando una serie di cautele tese a scongiurare le inevitabili investigazioni a suo carico evitando l’uso del telefono cellulare e limitando al massimo quello della sua abitazione per i contatti con i sodali; per gli spostamenti ha spesso utilizzato passaggi occasionali di parenti e conoscenti o addirittura i mezzi pubblici  e, per partecipare agli incontri con gli altri affiliati, ha adottato un sistema attraverso il quale, senza alcun apparente preavviso, veniva prelevato, mai nello stesso luogo ed in genere mentre camminava a piedi per le vie del suo quartiere, da soggetti diversi. La riorganizzazione del mandamento ha portato BIONDINO Girolamo alla nomina dei reggenti della famiglie che ne fanno parte e dei responsabili di alcuni quartieri che, seppur dipendendo dalle stesse, per l’estensione territoriale o per l’elevato tasso di criminalità che li caratterizza, hanno una specifica autonomia gestionale e, pertanto, necessitavano di un preciso “responsabile” . Così si è accertato che GUERRERA Silvio è stato nominato reggente della famiglia mafiosa di Tommaso Natale – Cardillo, CONTINO Tommaso reggente della famiglia mafiosa di Partanna – Mondello, Sandro DIELE ha assunto la responsabilità di Pallavicino-Zen fino alla data del suo arresto avvenuto in data 07.06.2013 per poi essere sostituito da TERRACCHIO Onofrio, FAVALORO Gioacchino ha preso il posto di BATTAGLIA Giuseppe come responsabile del quartiere Sferracavallo, CIARAMITARO Gaetano è risultato responsabile del quartiere Marinella e CAPORRIMO Francesco, padre di Giulio, ha mantenuto un ruolo di prestigio all’interno della famiglia mafiosa di Tommaso Natale intervenendo nelle dinamiche criminali della stessa. Per quanto invece attiene alla famiglia di San Lorenzo, è emerso che in una prima fase la reggenza della stessa era stata assunta da D’ALESSANDRO Francesco il quale però, successivamente, si defilava. Tale atteggiamento non costituiva una estromissione per scarse capacità organizzative o per un deficit di autorevolezza ma, al contrario, era riconducibile ad un progetto disegnato da BIONDINO Girolamo, che intendeva preservare il cugino Francesco per farne il suo successore dopo l’arresto che egli riteneva inevitabile. BIONDINO aveva maturato detta decisione verosimilmente a seguito del pentimento della nuora RICHICHI Giovanna Micol. Invero, quest’ultima, moglie del figlio di BIONDINO Girolamo, Giuseppe, detenuto al 41 bis, dopo un periodo di collaborazione con la giustizia, avviato nell’aprile del 2012, durante il quale era stata trasferita con la figlia in una località protetta, ritornava presso la propria abitazione sottomettendosi al volere del suocero. L’isolamento precauzionale di D’ALESSANDRO Francesco comportava, quindi, un urgente avvicendamento al vertice della famiglia mafiosa di San Lorenzo. Ne derivava una assunzione diretta della reggenza della famiglia da parte dello stesso BIONDINO  con l’attribuzione, peraltro, di compiti di corresponsabilità anche ad altri appartenenti alla organizzazione. La presenza di una nuova articolazione territoriale mafiosa, quella di Pallavicino/Zen, di fatto elevata – nell’ambito dell’organigramma del mandamento di San Lorenzo –  a famiglia mafiosa, costituisce una delle novità dell’attuale indagine. Tale “famiglia”, di cui è la prima volta che si registra la presenza, era stata costituita attorno alla figura di DIELE Sandro e annoverava tra le sue fila alcuni tra i più violenti e determinati affiliati tra i quali TERRACCHIO Onofrio, risultato l’autore di un attentato ai danni dell’ex collaboratore di giustizia GAGLIANO Raimondo. Quest’ultimo, dopo una lunga assenza da Palermo, era tornato ad abitare nel quartiere ZEN, regno del DIELE, il quale in passato aveva subìto una condanna proprio a causa di tale collaborazione. Il rientro dell’ex collaboratore nel proprio territorio risultava come un affronto per il DIELE il quale, poiché ciò rischiava di minare la propria leadership, prima lo faceva minacciare facendogli trovare davanti l’abitazione una testa di capretto con dei proiettili conficcati negli occhi, e poi pianificava il suo omicidio. Il 25 marzo 2013, TERRACCHIO, coadiuvato da Paolo LO IACONO, sparava almeno 6 colpi d’arma da fuoco contro gli infissi della abitazione del GAGLIANO, fuggendo immediatamente dopo a bordo di uno scooter rubato. Il 7 giugno 2013, DIELE Sandro, a seguito del ripristino di una custodia cautelare, veniva tratto in arresto ed il suo posto veniva poi preso, nel mese di ottobre 2013, da TERRACCHIO Onofrio. Le attività di indagine ponevano la lente d’ingrandimento anche sulle dinamiche della famiglia mafiosa di Partanna Mondello. Reggente di tale famiglia risultava essere CONTINO Tommaso, uno dei pochi sodali che senza “filtri” si rapportava direttamente a BIONDINO Girolamo. Questi, forte di una grande esperienza nel settore dell’edilizia, imponeva alle imprese edili che lavoravano nel suo territorio le forniture e la manodopera di società riconducibili al sodalizio o in alternativa la corresponsione del canonico“pizzo”. In particolare, emergeva all’attenzione degli investigatori la società di MESSIA Giuseppe, alla quale, per effetto della azione impositiva del CONTINO, venivano delegati non solo i lavori di scavo che si svolgevano nel territorio di Partanna Mondello, ma addirittura quelli che venivano eseguiti nell’ambito dell’intero “super mandamento”. La penetrazione investigativa consentiva di prendere contezza diretta ed approfondita di una serie di attività estorsive/impositive svoltesi anche a cavallo tra i territori di Partanna-Mondello e Tommaso Natale ; fra tutte si segnala quella ai danni delle imprese impegnate nei lavori di costruzione di un cinema multisala nell’area ove era situato l’ex stabilimento della “Coca Cola”, fatte oggetto di un danneggiamento posto in essere da CONTINO Tommaso, D’URSO Salvatore e SPINA Antonino. Nell’occasione, le indagini operate consentivano di registrare le conversazioni tra i tre relative all’organizzazione dell’atto intimidatorio ed alla successiva fuga dal sito. Invero, per quanto riguarda la famiglia mafiosa di Tommaso Natale, un tempo affidata alla diretta responsabilità di LO PICCOLO Salvatore, è emerso che il BIONDINO ne aveva affidato la reggenza a GUERRERA Silvio che si è attivamente adoperato nella raccolta dei profitti delle estorsioni destinandoli al mantenimento dei compartecipi detenuti e dei loro familiari ed ha disposto danneggiamenti ed intimidazioni nei confronti di coloro che non si piegavano alle richieste estorsive. Il GUERRERA è stato affiancato nelle sue attività criminali da SARDISCO Roberto, suo autista e factotum, il quale ha operato nell’ambito della famiglia mafiosa di Tommaso Natale nel settore delle estorsioni e tenendo per conto del GUERRERA i contatti con gli altri affiliati. Le indagini hanno permesso, altresì, di documentare l’avvicendamento al vertice della articolazione mafiosa di Sferracavallo tra BATTAGLIA Giuseppe e FAVALORO Gioacchino, divenuto il responsabile dell’organizzazione mafiosa in quel quartiere dopo l’arresto del BATTAGLIA avvenuto in data 05.03.2013. Le intercettazioni svolte svelavano, tra l’altro, i retroscena relativi alla cattiva gestione della zona di Sferracavallo da parte di BATTAGLIA Giuseppe, malvisto dai vertici del mandamento sia per la conduzione poco riservata del suo ruolo, sia per i sospetti di aver sottratto i soldi raccolti e destinati al sostentamento dei detenuti e delle loro famiglie.

LE IPOTESI DI REATO Nell’ambito della presente attività di indagine è stato in particolare “fotografato” il ritorno ad  attività criminali tradizionali. Nonostante l’aumento delle denunce sporte negli ultimi anni dai cittadini, è stato registrato un riacutizzarsi della raccolta estorsiva presso i commercianti, un aumento delle richieste a Cosa Nostra di “autorizzazioni” per l’apertura di esercizi commerciali, una forte capacità di condizionamento delle politiche di assunzione del personale da parte di grosse aziende presenti sul territorio, una recrudescenza delle imposizioni delle forniture e dei sub appalti nei lavori edili, un ampio ricorso alla intestazione fittizia di attività commerciali riconducibili ai mafiosi indagati, l’esercizio di imprese con concorrenza illecita attuata attraverso minaccia o violenza, l’intromissione nel lucroso business delle “macchinette da gioco” e, in almeno un caso, il procurare voti ad un candidato alle elezioni amministrative, ovvero tutte quelle attività che proiettano l’organizzazione mafiosa sul territorio. L’estorsione, in particolare, oltre a costituire un’importante forma di finanziamento della macchina mafiosa, si conferma uno strumento imprescindibile sia per l’affermazione della supremazia sul territorio, sia per il controllo dello stesso. La presente attività d’indagine ha consentito di ricostruire con certezza la commissione di decine di reati di questo genere ai danni di imprenditori edili e di svariati commercianti palermitani e sono stati raccolti elementi prodromici a delineare, una volta eseguita l’operazione, una quantità di episodi estorsivi ancora maggiore. L’estrema dinamicità degli affiliati si esplicitava anche attraverso la pianificazione e la realizzazione di traffici di stupefacenti interessanti le articolazioni mafiose dell’Arenella,  di Marinella e di San Lorenzo con il disvelamento della operatività in questo ambito criminale di diversi ed autonomi gruppi, talvolta operanti in concorrenza sul medesimo territorio, ma comunque facenti tutti capo ad appartenenti all’organizzazione mafiosa che dettava le regole per massimizzare i profitti e fissare gli ambiti operativi di ciascuno onde evitare contrasti e sovrapposizioni. Significativa appare in proposito la cointeressenza tra TERRACCHIO Onofrio e D’ALESSANDRO Salvatore ed il referente del campo nomadi di Via del Fante, KPUZI Avni, al quale  i due cedevano parte dello stupefacente che acquisivano attraverso privilegiati canali criminali. Un’intercettazione ha consentito infatti di svelare che, in ragione dello stretto rapporto avviato con la collaborazione in materia di stupefacenti, gli    zingari venivano incaricati dagli esponenti di Cosa Nostra, in maniera assolutamente irrituale, della commissione di atti intimidatori ad esercizi commerciali ed imprese. Nel complesso nell’ordinanza di custodia cautelare viene contestato il reato di cui all’art.416-bis a 58 soggetti, mentre gli altri dovranno rispondere di reati aggravati dal metodo o, comunque, dalla finalità mafiosa. Al momento sono 34 le estorsioni (di cui 21 tentate) contestate, ma gli elementi raccolti consentiranno di procedere su numerosissimi altri episodi estorsivi.

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