Monteirreale, così i cittadini si ripresero il loro Paese

Sergio Calderaro

Dal paese di Frodo

Monteirreale, così i cittadini si ripresero il loro Paese
Si conclude oggi lo scritto del monrealese Sergio Calderaro su questa cittadina che un po' tutti noi vorremmo esistesse davvero...

17 Maggio 2014 - 13:00

Pubblichiamo oggi l’ultima puntata di “Monteirreale”, lo scritto del monrealese Sergoo Calderaro che è stato molto apprezzato dai nostri lettori. Oggi Sergio conclude il suo racconto con questa sorta di flash-back sulle origini di Monteirreale, nato dalle ceneri della vecchia Monreale. Sergio ha avuto il merito di farci riflettere sulle condizioni disastrose della nostra cittadina. Buona lettura

La cosa ancora più drammatica era stata la perdita lenta ma inesorabile della memoria delle tradizioni.

Pare infatti  che il vecchio paese fosse noto per alcune specialità gastronomiche: il pane, i biscotti, alcuni tipi di susine ormai introvabili e chissà ancora quante altre golosità ormai irrimediabilmente perdute….

Fu forse per questo che la gente cominciò lentamente a ragionare, a rifiutarsi di continuare la strada che “Il Grande Incendio” aveva interrotto. Piano piano, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana cominciarono a capire che cosa era successo in tutti quegli anni. A poco a poco la parola “perché?” cominciò ad avere delle risposte e le risposte non erano piacevoli. Ma, come per incanto, man mano che le risposte arrivavano, venivano a galla anche le proposte. Era come se la risposta fosse una specie di salvagente che portava appesa la proposta e che tutte e due, intimamente legate, venissero a galla dalle profondità della memoria e dalla ritrovata capacità di ragionamento. Si decisero cose prima minute, spicce, poi sempre più complesse in assemblee sicuramente caotiche, a volte confuse, ma tanto, tanto produttive. Ci furono assemblee e riunioni che durarono ininterrottamente giorni, notti. Ci si incazzava insieme, ma si mangiava insieme, tutti : uomini, donne, ragazzi, persino i cani erano presenti alle decisioni che riguardavano pure loro rappresentati da un umano che sapeva interpretare il loro linguaggio. Questa sarà la posta, questo il piano traffico, questa la raccolta dei rifiuti, questa la scuola, questo il piano trasporti, questi i diritti degli animali, dei bambini, degli anziani. Fu deciso, dopo un accurato studio sperimentale delle vicissitudini passate, di interdire  in modo assoluto ad alcune categorie professionali di potersi sottoporre al giudizio elettorale (furono vietate le candidature di architetti, avvocati, medici, ingegneri, sindacalisti, consulenti finanziari, ecc…). Favorite al contrario quelle di contadini, artigiani, lavoratori in genere che dimostrassero particolare perizia nella conduzione dei campi o che sapessero ben accoppiare tenoni e mortase. Si riorganizzarono i gruppi decisionali con la consultazione obbligatoria di gruppi di cittadini che erano stati scelti in maniera semplice, che partecipavano a titolo solo gratuito all’ amministrazione del paese. Fu così che tutte le cose che prima sembravano impossibili furono realizzate in un tempo brevissimo e le soluzioni trovate non avevano più quell’odioso carattere di urgenza e provvisorietà che per anni le avevano caratterizzate e che avevano portato alla quasi distruzione del tessuto sociale, economico e culturale del vecchio paese.

(Foto per gentile concessione di Simone Marchese)

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